Ugo Foscolo
A Zacinto
(composta nel 1802-1803; pubblicata nella raccolta Poesie,
1803)
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo
fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te
specchi nell’onde
del greco mar, da cui
vergine
nacque 4
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso,
onde non tacque
le tue limpide nubi e le
tue fronde
l’inclito verso di colui
che
l’acque 8
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e
di sventura
baciò la sua petrosa
Itaca
Ulisse. 11
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a
noi prescrisse
il fato illacrimata
sepoltura. 14
Giacomo Leopardi
L’infinito
(composta nel 1819;
pubblicata nella sezione Idilli della raccolta Canti, 1826)
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da
tanta parte
dell'ultimo orizzonte il
guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,
interminati
spazi di là da quella, e
sovrumani 5
silenzi, e profondissima
quiete
io nel pensier mi fingo,
ove per poco
il cor non si spaura. E
come il vento
odo stormir tra queste
piante, io quello
infinito silenzio a
questa
voce 10
vo comparando: e mi
sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e
la presente
e viva, e il suon di
lei. Così tra questa
immensità s'annega il
pensier mio:
e il naufragar m'è dolce
in questo
mare. 15
Giovanni Pascoli
X Agosto
(pubblicata nel 1896;
inclusa nella 4a ed. della raccolta Myricae, 1903)
San Lorenzo, io lo so
perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì
gran pianto
nel concavo cielo
sfavilla. 4
Ritornava una rondine al
tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un
insetto:
la cena de' suoi
rondinini. 8
Ora è là, come in croce,
che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è
nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più
piano. 12
Anche un uomo tornava al
suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti
occhi un grido:
portava due bambole in
dono… 16
Ora là, nella casa
romita
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito,
addita
le bambole al cielo
lontano. 20
E tu, Cielo, dall'alto
dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di
stelle lo inondi
quest'atomo opaco del
Male! 24
Charles Baudelaire
L’albatro
(trad di Giovanni
Raboni)
Spesso, per divertirsi,
i marinai
prendono degli albatri,
grandi uccelli di mare
che seguono, compagni
indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli
abissi amari. 4
L’hanno appena posato
sulla tolda
e già il re
dell’azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a
sé strascina
come fossero remi le ali
grandi e
bianche. 8
Com'è fiacco e sinistro
il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui
prima così bello!
Chi gli mette una pipa
sotto il becco,
chi, zoppicando, fa il
verso allo storpio che
volava! 12
Il poeta è come lui,
principe dei nembi
che sta con l’uragano e
ride degli arcieri;
fra le grida di scherno
esule in terra,
con le sue ali da
gigante non riesce a
camminare. 16
L’albatros
(pubblicata nel 1859; inclusa nella 2a ed. della
raccolta Les Fleurs du Mal, 1861)
Souvent, pour s'amuser,
les hommes d'équipage
Prennent des albatros,
vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents
compagnons de voyage,
Le navire glissant sur
les gouffres
amers. 4
À peine les ont-ils
déposés sur les planches,
Que ces rois de l'azur,
maladroits et honteux,
Laissent piteusement
leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons
traîner à côté
d'eux. 8
Ce voyageur ailé, comme
il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau,
qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec
un brûle-gueule,
L'autre mime, en
boitant, l'infirme qui
volait! 12
Le Poëte est semblable
au prince des nuées
Qui hante la tempête et
se rit de l'archer;
Exilé sur le sol au
milieu des huées,
Ses ailes de géant
l'empêchent de
marcher. 16
Thomas S. Eliot
La terra desolata: I. La sepoltura
dei morti (vv. 1-7)
(trad di Alessandro
Serpieri)
Aprile è il mese più
crudele, generando
Lillà dalla terra morta,
mischiando
Memoria e desiderio,
eccitando
Spente radici con
pioggia di primavera.
L’inverno ci tenne
caldi,
coprendo 5
La terra di neve
smemorata, nutrendo
Una piccola vita con
tuberi secchi.
I. The Burial of the Dead (vv. 1-7)
(sezione dell’opera The Waste Land, 1922)
April is the cruellest
month, breeding
Lilacs out of the dead
land, mixing
Memory and desire,
stirring
Dull roots with spring
rain.
Winter kept us warm,
covering
Earth in forgetful snow,
feeding
A little life with dried
tubers.
Eugenio Montale
Da Ossi di seppia (1925)
Spesso il male di vivere
ho incontrato:
era il rivo strozzato
che gorgoglia,
era l'incartocciarsi
della foglia
riarsa, era il cavallo
stramazzato. 4
Bene non seppi, fuori
del prodigio
che schiude la divina
Indifferenza:
era la statua nella
sonnolenza
del meriggio, e la
nuvola, e il falco alto
levato. 8
Giuseppe Ungaretti
Veglia
(pubblicata in Il porto sepolto nel 1916; poi inclusa nella raccolta
L’Allegria)
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene
d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita