La campagna “nati
liberi”
La solitudine degli animali
Orsi,
elefanti, tigri dietro le sbarre
Ecco la
denuncia per immagini sulle condizioni di vita negli zoo peggiori d’Europa
Un motto che ha radici antiche dice che l'uomo è lupo
con gli uomini («homo homini lupus»), ma non precisa che spesso l'uomo è «lupo»
anche con i lupi, con gli orsi, con le tigri, con gli elefanti, con le giraffe,
figurarsi con gli animali più piccoli. Basta guardare queste fotografie
scattate da Britta Jaschinski e Jo-Anne McArthur negli zoo di alcuni Paesi europei
per rendersi conto della crudeltà. Immagini che, con altre, vengono esposte al
Parlamento Ue di Bruxelles nell'ambito di una campagna dell'Ong britannica Born
Free per denunciare le condizioni (stavo per dire «disumane» ) in cui sono
costretti a vivere gli animali in molte strutture europee. Uno scenario concentrazionario,
da lager. Queste bestie, che dovrebbero allietare e forse istruire i bambini sulla
loro vita e sulle loro abitudini, sono invece il ritratto della malinconia: e
se qualcosa possono insegnare, insegnano la costrizione e la tristezza. E’ vero
che i giardini zoologici rispetto al passato sono talvolta più puliti, decorosi,
ampi e in fondo vivibili, eppure guardando queste fotografie c’è da dare ragione
al vecchio Jack London, il padre di Buck e Zanna Bianca, quando inveisce contro
l'eterna barbarie umana, che nel corso dei secoli è stata ricoperta soltanto
con una mano di vernice. L'Italia - segnala Born Free - è nel gruppo dei Paesi
peggiori (solo 16 zoo su 98 sarebbero in regola), «per l'incapacità delle autorità
di applicare in modo efficace le norme europee»: è la solita triangolazione tra
ministeri (Agricoltura, Ambiente, Salute) a paralizzare ogni provvedimento. L’ennesimo
mistero dei ministeri che ricade non solo sui cittadini umani ma anche sui
cittadini animali. In un celebre e bellissimo racconto intitolato L'orso, William Faulkner narrò la lunga
caccia (fatale) al mitico e inafferrabile Old Ben, nella foresta lungo il
Mississippi. Tra i cacciatori c’è il giovane Ike McCaslin, che finalmente
realizza il sogno di vedere l'animale. Solo un attimo, però. «Non emerse,
apparve», per svanire subito, dileguandosi nella foresta come un pesce nelle
profondità oscure di un lago. Quanto vale quello sguardo fulmineo in libertà rispetto
a uno spettacolo interminabile oltre le sbarre.
Paolo Di
Stefano (Corriere della Sera, 12 ottobre 2016)
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