domenica 28 settembre 2014

Gramellini

AMALiato

   I matrimoni del secolo mi hanno sempre procurato l’orticaria del millennio. Però devo riconoscere che l’avvocato libanese Amal Alamuddin, che a breve diventerà la signora Clooney, è il simbolo tutt’altro che frivolo di una nuova condizione femminile: la risposta di una società evoluta ai tagliagole maschilisti del Califfato.
   Dopo avere testato personalmente ogni genere di maggiorata da copertina, George Clooney porta all’altare una donna più intelligente che bella. A conferma che spesso l’uomo comincia a comportarsi da adulto dopo i cinquant’anni.
   Intendiamoci: Amal è tremendamente affascinante. Ma il suo fascino, ancora più che dai lineamenti troppo marcati, scaturisce dall’energia intelligente del sorriso. Non è frutto di qualche diavoleria chirurgica, ma di una storia. La sua. Quella di un avvocato internazionale specializzato in diritti umani. Colta, indipendente, complessa. Una di quelle donne che hai bisogno di sentire durante il giorno e con cui la sera hai voglia di parlare e poi di farci l’amore. O viceversa, ma senza che una delle due attività escluda l’altra.
  Nelle prossime quarantotto ore, un tempo lunghissimo per la capacità di concentrazione dell’Homo I-Phonicus 6, il sorriso di Amal incrocerà lo sguardo di milioni di persone, molte delle quali confuse e in cerca di modelli, non solo di fotomodelle. Che per una volta la cronaca rosa gliene proponga uno meno avvilente della media, sembrerebbe una buona notizia.

Massimo Gramellini

La Stampa, 27 settembre 2014

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