L’indagine
voluta dal gruppo Gems e condotta dal centro Cesmer (Università di Roma Tre)
Anche
la scienza conferma
Chi legge libri è più felice
Francesco
Petrarca, nel XIV secolo, lo sperimentava su se stesso ogni giorno. Parlando
dei libri diceva: «Per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della
natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte. E v’è chi con
festose parole allontana da me la tristezza». Non è stato il solo -e nemmeno il
primo- a cantare i poteri terapeutici della lettura. Hanno usato espressioni
simili Cicerone, Kafka, Salinger, Virginia Woolf («Talvolta penso che il
paradiso sia leggere continuamente, senza fine»). Ma questa volta il tema è
scientifico e un’indagine lo dimostra con numeri, dati e tabelle: leggere rende
felici. E aiuta ad affrontare meglio la vita.
Più ottimisti di
chi non legge. Meno aggressivi, più predisposti alla positività. Ecco i
lettori secondo la ricerca La felicità di
leggere voluta da Gems (gruppo editoriale Mauri Spagnol) in occasione del
suo decimo compleanno e affidata a Cesmer, Centro di studi su mercati e
relazioni industriali dell’Università di Roma Tre. Obiettivo del committente:
capire come e quanto i libri, cartacei o digitali, incidano sul benessere
generale dell’individuo. Il metodo usato: interviste su un campione di 1.100
persone (tra il 12 maggio e il 14 giugno scorsi) suddivise in lettori e non
lettori (da ricordare il dato Istat 2014: il 58,6% degli italiani non ha letto
un solo libro nei precedenti 12 mesi). La novità: non era mai stato affrontato
prima il valore della lettura in ambito emotivo e cognitivo.
Ecco allora i risultati. Il più evidente: i
lettori italiani sono complessivamente più felici dei non lettori. Lo
dice un numero, l’indice di felicità complessiva (misurato con la scala
Veenhoven, da 1 a 10): chi legge arriva a quota 7,44, chi non legge scende a
7,21, «una differenza statisticamente molto significativa», spiegano gli
studiosi che hanno realizzato la ricerca (la media italiana è di 7,30). Altro
elemento, altri sistemi di misurazione: secondo la scala di Diener e
Biswas-Diener che misura la frequenza (da 6 a 30) di sei emozioni positive, i
lettori hanno un indice superiore ai non lettori: rispettivamente 21,69 contro
20,93. Risultato: chi ama saggi e romanzi sperimenta emozioni positive più
spesso di chi non si dedica ai libri. Allo stesso modo, e secondo la stessa
scala, i lettori provano emozioni negative con minore frequenza rispetto a chi
non legge: 16,84 contro 17,47. E qui, a confortare i numeri, Montesquieu
potrebbe aggiungere la sua: «Mai avuto un dolore che un’ora di lettura non
abbia dissipato». In particolare, i lettori si sentono arrabbiati meno
frequentemente rispetto ai non lettori. Spiegazione: «La lettura offre preziosi
strumenti cognitivi per affrontare le difficoltà».
Il dato generale è confermato, leggere fa
stare meglio. Ma la ricerca evidenzia altri aspetti. E soprattutto, fa
notare Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di Gems, «fa
emergere un profilo del lettore lontano dagli stereotipi». Non curvo sui testi,
solitario, asociale, ma attento a godere ogni momento della giornata,
soprattutto quando non è al lavoro. E infatti il lettore è più soddisfatto di come
trascorre il tempo libero (7,59) rispetto ai suoi «opposti» (7,35); ritiene che
leggere sia l’attività più importante quando non ha da fare (al secondo posto
la musica, al terzo l’informazione attraverso giornali o siti); ma soprattutto
considera che il maggior «generatore di felicità» — sempre durante il tempo
libero — sia l’esercizio fisico (7,80), seguito dall’ascolto della musica
(7,74), da mostre e concerti (7,52) e, solo al quarto posto, dalla lettura
(7,24).
Mauri sorride: «Come si deduce dai numeri,
chi legge impiega in modo più ricco e articolato i suoi momenti di libertà dal
lavoro, è curioso, sa assaporare e scegliere le attività che gli danno gioia.
Inoltre leggere amplifica le emozioni positive, consente di affrontare gli
eventi negativi senza perdersi. Fa bene sul serio». Missione compiuta: «La
ricerca — continua Mauri — ha risposto alle nostre domande: l’impegno e la
passione che mettiamo nel nostro lavoro di editori si riflettono sulla vita dei
lettori».
L’identikit è
tracciato, ora si scende nei dettagli: la maggior parte degli amanti dei libri
legge dal lunedì al venerdì dalle 19 all’una di notte. Oppure durante il
finesettimana, anche nel primo pomeriggio. Curiosità: su cento lettori, 69,63
non leggono sui mezzi pubblici o privati, meglio il letto, l’autobus non aiuta.
Aiutano invece la famiglia e la scuola: il 68,7% del campione sottolinea
l’importanza dei genitori e degli insegnanti nell’incoraggiamento alla lettura.
Per diventare «lettori felici» bisogna cominciare da piccoli.
Annachiara
Sacchi (Corriere della Sera, 21 ottobre 2015)