Vaprio D’Adda, quella ferita sempre aperta nel Nord profondo
Prima di
improbabili paragoni con il Far West mettiamoci nei panni di un cittadino che sorprende i
ladri in casa. «Se avessi avuto il revolver nel cassetto chissà come finiva»,
confidò il giudice D’Ambrosio dopo il furto nell’abitazione.
Francesco
Sicignano il revolver ce l’aveva a portata di mano ed è finita come è finita. Si può
morire per quattro soldi e qualche oggetto d’oro, a Vaprio d’Adda come in
qualsiasi comune del profondo Nord, quando la paura dei ladri e delle bande che
svaligiano ville e appartamenti crea psicosi a lungo sottovalutate.
Ma chi
spara non è un eroe: niente
autorizza la giustizia fai da te. Se questo avviene è perché c’è un deficit di
fiducia, una percezione di insicurezza che sindaci e cittadini del Nord
lamentano da anni, un allarme confermato dall’inchiesta di Aldo Cazzullo sul Corriere:
quando lo Stato lascia sguarnite certe zone o limita i controlli, non ci si può
sorprendere se la gente si difende.
Chi ha
subito un furto in casa sa che la violazione del domicilio è una ferita sempre
aperta, una
spoliazione di beni e di intimità: ci si difende con le inferriate, gli
allarmi, le telecamere e le porte blindate, ma c’è sempre un elemento
irrazionale che scatta quando ci si trova davanti a un ladro e si teme per
l’incolumità propria e dei familiari. È successo in passato a Castenedolo, nel
Bresciano: un ladro è stato ucciso dal proprietario della casa che stava per
svaligiare. Reazione di sopravvivenza o eccesso di legittima difesa? Omicidio
volontario, lo rubricò il giudice che rilasciò subito l’indagato. Identica è
l’accusa per il pensionato che ha sparato e ucciso il giovane rumeno sorpreso
nella sua abitazione a Vaprio d’Adda.
A suo
sostegno sono arrivate le prime fiaccolate, persino l’esaltazione dell’autodifesa con la
pistola: in assenza delle risposte, di una riflessione sullo stato delle forze
dell’ordine nei territori e nelle zone lasciate alle scorrerie delle bande di
ladri e malavitosi, la politica prende le sue scorciatoie propagandistiche.
Resta il fatto che la gente ha paura, che i controlli sono scarsi, che non sempre
quelli che vengono sorpresi in flagranza di reato stanno in galera. E poi
qualcuno spara.
Giangiacomo
Schiavi (Corriere della Sera, 21
ottobre 2015)
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