La degenerazione degli Absburgo
Da molto tempo gli scienziati si occupano della
ereditarietà delle stigmate di degenerazione tanto negli animali che negli
uomini, riuscendo ad affermare la trasmissione ereditaria dei caratteri
teratologici, con documenti di prova sicura. In queste indagini, gli elementi
umani preferiti sono i membri delle case illustri, specie regnanti, data la
possibilità di ottenere una precisa e remota documentazione, per mezzo dei
ritratti di famiglia, medaglioni, archivi, ecc. Interessante per noi
particolarmente sono gli studi del dottor Galippe, membro dell’Accademia di
Medicina francese, e del dottor A. Cartaz, risalenti a qualche anno prima della
guerra attuale, in quanto che essi riflettono in modo speciale la degenerazione
nella famiglia imperiale degli Absburgo, i nostri nemici ereditari.
Dice il dottor Cartaz: «La degenerazione rivela la sua
personalità per mezzo di stigmate caratteristiche, fisiologiche e psicologiche;
esse sono multiple, la qual cosa fa che un degenerato non rassomigli a un
altro. Accanto all’idiota, si trova il debole di spirito, il debile, il
retrogrado; vicino ai tipi di deformazioni più pronunciate, spesso una semplice
alterazione di una parte della faccia… Galippe ha scelto una delle famiglie
dove la trasmissione di questa tara
ereditaria, il prognatismo inferiore, è rivelata nella sua manifestazione
massima: quella degli Absburgo, i sovrani d’Austria».
Che cosa sia il prognatismo è noto generalmente. Esso è
una speciale disposizione della faccia, per cui la linea del profilo, partendo
dalla fronte fino alla parte più prominente dei mascellari, appare obliqua in
rapporto al piano orizzontale del cranio. Ciò costituisce, in antropologia, la
prominenza della mascella. Il doppio prognatismo mascellare, cioè la proiezione
in avanti delle due mascelle, è uno dei tratti che distinguono i negri
dell’Africa.
Quale influenza possa avere questa deformazione fisica
sulla psiche individuale e sui caratteri morali di tutta una stirpe, è
difficile accertare.
Esaminando la storia degli Absburgo si è tratti a credere
che essa sia profonda e senza dubbio funesta. Per quanto lontano si risalga, al
13° secolo, si nota che i ritratti di Rodolfo I, cespite della casa austriaca,
e di suo figlio Alberto il Vittorioso, mostrano la mascella inferiore avanzata.
Due secoli dopo, nel XV, questa deformazione caratteristica si trova ancora in
Massimiliano d’Austria e si ripete, più o meno accentuata, in tutti i suoi
discendenti. Quattro secoli dopo, la stigmate degenerativa ricompare nel figlio
di Napoleone I, il duca di Reichstadt, che la eredita dalla austriaca madre
sua. Così attraverso i maritaggi, le caratteristiche teratologiche degli
Absburgo, fisiche e psichiche, si sono riprodotte in altri rami regnanti. Luigi
XVI e Maria Antonietta avevano entrambi il marchio degli Absburgo.
I due scienziati che hanno preso in esame questo fenomeno
degenerativo non accennano a Francesco Giuseppe. Disserta invece sui caratteri
di degenerazione somatica nel vecchio imperatore il dottor Neipp, notando come
alcuni di essi siano appunto ereditari, e mettendo in rilievo sopra tutto la
mediocrità intellettuale e l’insensibilità morale.
Senza dare troppo peso alla supposta follia di Francesco
Giuseppe che potrebbe essere solo un fenomeno recente e acquisito di decadenza
mentale certo non inverosimile in un uomo così gravato d’anni, si deve
riconoscere che i caratteri psichici costituzionali del vecchio sovrano, come
nota anche E. Lugaro, nel suo acuto studio «Pazzia d’Imperatore o aberrazione
nazionale?» sono ben definiti nella loro anormalità da fatti che nemmeno i
cortigiani più zelanti osarono contrastare.
In 67 anni di regno non si conta dell’Imperatore
d’Austria un solo atto generoso, una sola frase felice, un solo pensiero
chiaroveggente. E’ per contro ben diffusa e, sembra, giustificata, l’accusa di
odi familiari implacabilmente nutriti fino al fratricidio, dacché la
fucilazione di Massimiliano imperatore del Messico fu da lui voluta o, per lo
meno, non impedita, mentre sanno i popoli che gli sono o gli furono soggetti la
spietata crudeltà del suo governo.
In linea di massima la politica dell’attuale guerra è
attribuita generalmente all’influenza perversa di Guglielmo II e di Francesco
Giuseppe, nei quali alcuni alienisti trovano addirittura gli elementi profondi
della follia. Il Lugaro, pur ammettendo che le tesi cliniche contengano un
nucleo di verità, nega all’attuale crisi un’origine psicopatologica e personale
nella infermità dei due sovrani.
Comunque sia, è evidente che l’Imperatore d’Austria guidò
impassibile la lunga carriera della sua esistenza, in mezzo ai lutti e alle
rovine, senza un’espressione di rimpianto.
La storia del martirologio italiano narra in pagine d’ira
e di vendetta la fredda volontà di male del suo spirito inesorabile. Oggi
ancora, mentre la sua vita si spegne per legge di natura, sopravvive in lui,
con aspetti di furore impotente, la scomposta voglia di dominio, di ferocia e
di rivincita. L’ereditarietà della deformazione atavica ha lasciato nel suo
corpo in disfacimento l’anima senza rimorso.
A. M. Gianella
(Domenica del Corriere, 1916)
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