Il bene a specchio
Corriere
della Sera (giovedì 16 novembre 2017)
Massimo Gramellini
Funziona così. Funziona che sei un
costruttore di barche e leggi sul giornale che un operaio navale ha perso il
lavoro e poi, un po’ alla volta, tutto il resto, fino a ritrovarsi sotto un
ponte a 55 anni. Leggi e ti si risveglia dentro qualcosa. Come un ricordo. Non
è sentimentalismo o la commozione di un istante. Di quell’uomo ti ha colpito la
dignità con cui indossa la sofferenza: sceglie ponti poco illuminati per non
farsi compatire da nessuno. Eppure non è soltanto questo che ti spinge a
cercarlo e a proporgli un lavoro in darsena, un motorino per arrivarci e una
stanza per riposarsi. Lui ha le lacrime agli occhi. Capisce che non gli stai
dando un’elemosina, ma una seconda occasione. Nel ringraziarti ti chiede, come
tutti, perché lo fai. E finalmente la risposta ti sale dal cuore: perché a
vent’anni, quando vivevi in America e non sapevi da che parte girarti, una
persona ti diede fiducia, aiutandoti a diventare quello che sei.
Funziona così. Funziona che chi
riceve un gesto d’amore ne compirà uno simile, prima o poi. Appena si ritroverà
in una situazione che gli risuona dentro, rammentandogli quella di cui
beneficiò. Dall’etica di Socrate e Gesù ai neuroni a specchio di Rizzolatti, le
anime illuminate hanno sempre cercato di rivelarci il segreto che
l’imprenditore Michele Parini e l’operaio Giordano Piovesan stanno
sperimentando in queste ore. Facciamo tutti parte di una stessa rete.
L’egoismo, diceva Einstein, è un’illusione ottica della coscienza.
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