Risparmiateci
i bambini climaticamente corretti e gli adulti che li usano
Emily
Graham, Greta Thunberg, Genesis Butler e il Palasharp del riscaldamento globale
Piero Vietti (il Foglio, 14 marzo 2019)
Roma. “Sono una consigliera scolastica della scuola elementare di Brampton
e in futuro voglio diventare consigliera del nostro comune. Abbiamo 12 anni per
interrompere la produzione di gas serra se vogliamo riuscire a fermare il
cambiamento climatico”. A parlare così, pochi giorni fa, davanti al consiglio comunale
di Carlisle, in Inghilterra, è stata Emily Graham. Emily non è una mamma
attivista di qualche associazione ambientalista, ma una bambina di sei anni.
“Per favore date anche a me l’opportunità di cambiare il mondo”, ha chiesto la
piccola, parlando come in un documentario di Al Gore e commuovendo tutti.
Emily
è soltanto l’ultima di una lunga schiera di bambini e adolescenti che negli
ultimi tempi ha trovato spazio su giornali, riviste e notiziari denunciando i
danni dei cambiamenti climatici e chiedendo ai politici di agire prima che sia
troppo tardi. La più famosa è Greta Thunberg, sedicenne svedese che da quando
ha tredici anni si batte contro il global warming e da qualche mese ha iniziato
uno sciopero da scuola ogni venerdì per sensibilizzare l’opinione pubblica
sulla necessità di salvare il pianeta. Portata in palmo di mano dalle Nazioni
Unite, Greta ha definito i politici che non vogliono adottare misure di
contenimento delle emissioni di gas serra “i più grandi malfattori di tutti i
tempi”, ed è l’ispiratrice dei Fridays for future, i venerdì in cui, anche in
Italia, gli studenti delle superiori invece di andare a scuola sfilano per le
vie del centro con cartelli in cui esprimono la loro preoccupazione per il
futuro del pianeta. C’è il suo impegno dietro alla manifestazione che domani,
venerdì 15 marzo, punta a riempire decine di piazze in tutto il mondo. Sono
quelli di ragazzine appena adolescenti i nuovi volti dell’ambientalismo
corretto, quello che nessuno si sognerebbe di attaccare, che spingono
naturalmente a dire che se lo hanno capito i bambini, che la Terra è in
pericolo e la colpa è nostra, come possono non capirlo gli adulti? Sono
soprattutto ragazzine perché il nuovo potere, quello buono però, è femmina, si
preoccupa del futuro e ha già capito tutto di climatologia: “Se l’Ue deve dare
il suo contributo equo per restare nell’obiettivo del limite di 2 gradi
dell’accordo sul clima di Parigi – ha detto Greta parlando a Bruxelles –
significa un minimo dell’80 per cento di riduzione entro il 2030”.
Nel
2011 l’associazione Libertà e Giustizia organizzò al Palasharp di Milano una
manifestazione contro il governo Berlusconi durante la quale il tredicenne
Giovanni chiese le dimissioni dell’allora premier perché “pensa a fare solo i
festini ad Arcore”. Il mese scorso, la dodicenne Genesis Butler ha scritto al
Papa chiedendogli di fare una Pasqua vegana. Da Santa Marta è arrivata una
risposta vaga di ringraziamento, ma è bastato questo perché se ne parlasse
ovunque. La preoccupazione per le condizioni del clima e del nostro pianeta è
giusta, ma dopo trent’anni di allarmi inascoltati e profezie catastrofiche non
avveratesi servirebbe forse cambiare registro: proporre azioni concrete (il
“rispetto dei parametri di Parigi” non vuol dire niente, essendo quei parametri
irrispettabili) e non solo chiederne una vaga approvazione. Rimpiangere la
saggezza della vita in campagna, come faceva ieri su Repubblica Michele Serra
parlando di Greta, non è che un emozionante passatempo retorico. E usare
bambini che dopo anni passati a sentire discorsi catastrofisti ripetono a
macchinetta gli appelli sul taglio della CO2, è l’espediente un po’ meschino di
adulti che, cercando di liberarsi dai sensi di colpa progressisti di chi si
sente responsabile di ogni nefandezza, tirano su generazioni di climaticamente
corretti per sentirsi con la coscienza a posto.
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