martedì 2 febbraio 2016

Manifesto anarchco contro la guerra


MANIFESTO INTERNAZIONALE ANARCHICO CONTRO LA GUERRA



L’Europa è in fiamme; una dozzina di milioni di uomini sono impegnati nel più terribile macello che la storia ricordi; centinaio di milioni di donne e di bambini sono in lacrime; la vita economica, intellettuale e morale di sette grandi popoli è brutalmente sospesa; e diviene ogni giorno più grave la minaccia che sorgano nuove complicazioni militari. Questo è il penoso, angoscioso e odioso spettacolo presentato dal mondo civile.

Ma è uno spettacolo non inaspettato, per gli anarchici almeno. Poiché per gli anarchici non vi è mai stato, né vi è oggi alcun dubbio (e gli orribili avvenimenti attuali rafforzano tale convinzione) che la guerra è in permanente gestazione nell’odierno sistema sociale.

Il conflitto armato, ristretto o allargato, coloniale o europeo, è la conseguenza naturale, l’inevitabile e fatale risultato di un regime che si basa sulla disuguaglianza economica dei cittadini e sullo sfruttamento dei lavoratori; d’un regime che riposa sul selvaggio antagonismo degli interessi, e pone il mondo del Lavoro sotto la stretta dolorosa dipendenza di una minoranza di parassiti che tengono nello loro mani il potere politico ed economico.

La guerra era inevitabile. Da qualunque parte venisse, doveva scoppiare. Non invano, per mezzo secolo, si sono febbrilmente preparati i più formidabili armamenti e s’è aumentato incessantemente il bilancio della morte. Non è col costante perfezionamento delle armi da guerra e col rivolgere gli spiriti e i desideri di tutti ad una sempre migliore organizzazione della macchina militare, che si può lavorare per la pace.

Perciò è stolto ed infantile, dopo aver moltiplicato le cause e le occasioni del conflitto, voler fissare le responsabilità di questo o quel Governo. Nessuna distinzione è possibile fra guerra offensiva e guerra difensiva. Nel presente conflitto, i governi di Berlino e di Vienna han cercato di giustificarsi con documenti più o meno autentici, come quelli dei governi di Parigi, Londra e Pietrogrado. Ciascuno fa del suo meglio, per produrre i più indiscutibili e decisivi documenti atti a stabilire la veridicità delle proprie asserzioni e per presentarsi quali immacolati difensori del diritto e della libertà, e quali campioni della civiltà.

Civiltà? Chi dunque in questo momento la rappresenta? È forse lo Stato Tedesco col suo formidabile militarismo, e così potente che ha sofferto ogni possibilità di rivolta? Forse lo Stato Russo, pel quale il knout, la forca e la Siberia sono i soli mezzi di persuasione? Forse lo Stato Francese col suo Biribì, le sue sanguinose conquiste nel Tonchino, nel Madagascar e nel Marocco e col suo arruolamento forzato di truppe nere? Forse questa Francia che detiene nelle sue prigioni, da anni, dei compagni colpevoli solo di aver scritto o parlato contro la guerra? È forse lo Stato Inglese che sfrutta, divide e opprime le popolazioni del suo immenso impero coloniale?

NO! Nessuno dei belligeranti ha il diritto d’invocare il nome della civiltà, come nessuno ha il diritto di dichiararsi in istato di legittima difesa.

La verità è che la causa delle guerre, la causa di quella attuale che bagna di sangue umano le terre di Europa, come di tutte le guerre che l’hanno preceduta risiede unicamente nell’esistenza dello Stato che è la forma politica del privilegio.

Lo Stato è nato dalla forza militare; è attraverso l’uso di questa forza che si è sviluppato, ed è quindi sulla forza militare che logicamente deve riposare per mantenere la sua onnipotenza. Qualunque sia la forma che esso può assumere, lo Stato non è se non l’oppressione organizzata a beneficio delle minoranze privilegiate. Il presente conflitto illustra tutto ciò nella maniera più convincente. […][1]



[1] Manifesto internazionale anarchico contro la guerra, Londra, marzo 1915.

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