venerdì 19 febbraio 2016

Pilato tedesco


Gesù Cristo fu crocifisso dai tedeschi[1]

 

Se avete sempre creduto che i carnefici di Gesù di Nazareth fossero giudei, dovete ricredervi, perché egli fu martirizzato e crocifisso dai tedeschi.

La mia affermazione ­ lo comprendo ­ è in stridente contrasto con quanto si legge nei quattro vangeli, nei Manuali di Storia sacra e anche nei testi comuni di Storia civile. Ma questo non conta nulla: la storia dell’umanità non è mai compiuta, perché non tutti gli episodi e non tutti i fatti sono matematicamente accertati e provati; le indagini, l’esame dei documenti, i cimeli, monumenti, si susseguono, si accavallano per l’affannosa ricerca della verità, che è il tormento dell’uomo; la storia è un libro sempre in bozze di stampa, in continua, incessante revisione.

E permettete dunque che io riveda le bozze del racconto di quella grande tragedia umana, che aprì alle genti affaticate ed oppresse una novella era.

Una documentazione inoppugnabile che i crocifissori di Cristo fossero tedeschi ci viene dai tedeschi stessi. Sin da parecchi anni fa, in occasione della Pasqua, apparve nella «Gazzetta di Voss» un articolo senza firma (editoriale) che affermava come la centuria di pretoriani al servizio di polizia del Sinedio di Gerusalemme fosse tutta composta di soldati bavaresi e che, la guardia personale del Proconsole Ponzio Pilato fosse ugualmente bavarese. E ciò si spiega perfettamente, dal momento che i più recenti studi storici hanno accertato che Pilato era appunto tedesco e precisamente di Forchheim, la quale è una cittadina dell’alta Franconia (Baviera) nella riva sinistra del fiume Regnitz alla confluenza con il Wiesent. Da taluno si voleva che Pilato fosse nato in Italia e che poi, per ragioni d’ufficio, avesse per molto tempo dimorato in Baviera. Ma si è finito per stabilire tutto l’opposto cioè che egli nacque in Baviera e fu educato in Italia ­ forse a Roma ­ dove stette a lungo tanto da perdere l’accento teutonico e riuscire a parlare con puro accento latino come se fosse nato nel Lazio o nel Sannio o in Sabina o nel Piceno, regioni dove la meravigliosa lingua romana era parlata in modo più perfetto che in altre parti d’Italia.

A confortare poi l’affermazione che Pilato fosse nato a Forchheim venne, due anni fa, l’autorità dell’Hubener (un altro tedesco) che ne parlò in una sua Storia della Palestina scritta in esametri latini […]. E ­ bisogna confessarlo […] ­ i tedeschi, in materia di indagine e ricerche storiche, specialmente nel mondo della latinità, ci hanno sovente dato dei punti.

Nel caso specifico, però, non possiamo dolerci che il vanto di aver dato i natali a colui che con un tratto di politica obliqua, contrastante con le più elementari norme della diplomazia e della giurisprudenza, determinò la scomparsa dal mondo di un Uomo giusto, del più grande apostolo della giustizia e della pace, non possiamo dolerci ­ dico ­ che questo vanto rimarrà ad essi.

Se lo tengano pure il Proconsole Pilato, egli può infatti considerarsi un buon precursore  della politica teutonica empia [non leggibile].

Accertate così le origini tedesche di Ponzio Pilato, è facile dimostrare come i martirizzatori del Nazzareno fossero pur essi ­ almeno gran parte ­ tedeschi.

Il tedesco Ponzio Pilato dunque rappresentava Roma a Gerusalemme circondato da agenti tedeschi. Egli con ciò non faceva altro che seguire le direttive del suo governo, era in perfetta regola. La sua educazione era romana ma la sua anima era sempre, nostalgicamente, tedesca. E poiché ai diversi episodi del martirio di Gesù parteciparono, oltre la plebaglia sguinzagliata dagli scribi e dai farisei, i pretoriani del Sinedrio e qualche guardia personale del Proconsole, se ne deve dedurre che i crocifissori furono proprio i tedeschi, i quali sul popolaccio avevano il vantaggio delle armi e delle cavalcature […].     



[1] In «Arena» 9 aprile 1918.

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