giovedì 4 maggio 2017

Gramellini - Centomila, nessuno, uno

Il Caffè di Massimo Gramellini (Corriere della Sera, 11 aprile 2017)
Centomila, nessuno, uno

Quando sabato sera, alle nove in punto, ha varcato il sipario del «Teatro del Popolo» di Gallarate, l’attore Giovanni Mongiano si è reso conto che in platea non c’era nessuno. Ma non per modo di dire. Non c’era proprio nessuno. Sotto di lui le poltrone rosse splendevano di mesta vuotaggine. Neanche uno spettatore pagante. Ma neanche uno non pagante, che nella patria dei biglietti omaggio è qualcosa di più di una bestemmia: una notizia. Mongiano non ha smesso di sorridere e ha incrociato lo sguardo degli unici altri esseri umani presenti in sala, la cassiera disoccupata e la tecnica delle luci che poi ha raccontato la storia a un giornale locale. Perché a quel punto, nel teatro deserto, l’attore ha deciso di recitare comunque. L’intero monologo, senza saltare una battuta. Così ha preso forma una di quelle magie che capitano talvolta, e non solo a teatro: una situazione avvilente è diventata emozionante e l’umiliazione si è trasformata in gloria.
Nella società dello spettacolo siamo tutti un po’ attori che ogni giorno salgono su un palco per reclamare il consenso degli altri, mai come oggi misurabile in numeri, persino nella piazza virtuale di Facebook. L’idea che si possa fare qualcosa senza essere visti da nessuno, per il puro piacere o dovere di farlo, sembra bizzarra e gratuita, dunque sommamente artistica. Dopo uno spettacolo che è stata una lezione, nella sala vuota di Gallarate risuonino per l’attore Mongiano gli applausi ammirati di chi non sa se avrebbe la forza di imitarlo.



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