COMIZIO SOCIALISTA
«Mercoledì sera indetto dai socialisti si tenne in
piazza Garibaldi un comizio contro la guerra. Parlarono Giacometti, Baglioni,
Bonato, Zanollo. Non ci occuperemo delle sciocchezze e delle banalità blasfeme
che furono dette. Solamente ci sembra che in quest’ora di trepidazione e di
raccoglimento queste manifestazioni pubbliche promosse indubbiamente per i
loschi fini, non dovrebbero essere permesse. I socialisti sono sempre pronti a
sfruttare anche i momenti più angosciosi che incombono sulla patria, e
sorvolando sulle ragioni determinative della guerra e sull’essenza dell’attuale
conflitto, ne pigliano il lato debole per sovvertire le masse.
Essi che sbraitano contro la guerra sono quelli che
agognano e guazzerebbero volentieri nella rivoluzione sociale, che è la
peggiore delle guerre. Per loro vedere fratelli contro fratelli nei conflitti
provocati dalle perfide teorie socialiste, è un nonnulla.
Del resto a che si scalmanano tanto i socialisti
nostrani contro la guerra, come guerra?
In Austria, in Germania gli stessi socialisti sono
entusiasti della guerra in cui si avvolgono i loro governi. In Francia poi, la
loro beniamina, l’entusiasmo è al colmo: eppure a presidente del consiglio dei
ministri c’è il compagno Viviani, socialista autentico. E allora se anche là
dove sono capi del governo socialisti autentici, la guerra si provoca, si vuole
e si applaude, a che le vostre recriminazioni contro i governi? Voi al potere,
fareste altrettanto. Anzi senza il potere, provocate, Romagna insegni, la più
selvaggia delle guerre.
Gli intenti dei vostri comizi non furono sinceri,
l’accenno patriottico fu di un patriottismo a scartamento ridotto, e la vostra
volontà si espanse col pigliarvela anche mercoledì sera coi preti e coi
clericali, e nel rivolgere le banalità più indegne contro la divinità.
Ecco l’ingrediente che non manca mai nei vostri
pasticci, e così sfruttate trepidazioni, angosce, ansietà, lagrime che nell’ora
che volge sovrastano la patria e le nazioni»[1].
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