LA SANTA GUERRA CONTRO
L’AUSTRIA
L’ITALIA OGGI INAUGURA CON LE
ARMI LA SUA NUOVA STORIA
IN ALTO LE SPADE E LE BANDIERE
PER LA GLORIA E VITTORIA D’ITALIA
Dalla cima del Campidoglio le gloriose aquile romane
hanno ancora una volta impennato il volo alla vittoria.
Da ogni terra d’Italia si è levato ancora una volta il
canto di guerra!
Canto solenne e terribile, perché non è il popolo che
si è svegliato alla diana ma tutta una stirpe, una razza che non vuole
procombere, ma affermare le indistruttibili e le infrangibili ragioni della sua
esistenza.
L’Italia che dominò il mondo soprattutto con la forza
del diritto e della scienza, perenne faro di civiltà, l’Italia oggi riprende le
armi e le snuda al sole per difendere le sue tradizioni universali.
Fu creduta debole, misera, solo capace di umiltà e di
mercati.
Orbene, oggi anch’ella grida: «basta», ed alza la
bandiera e la spada e muove finalmente incontro al nemico.
Mentre verghiamo queste righe il cannone tuona ai
confini e forse sul mare nostro all’eco risponde un formidabile rombo.
È la voce d’Italia, che credevamo ancora terra dei
morti!
Questa non è ora di parole o di lagrime. È ora di
forza!
I nostri fratelli, i nostri figli, scrivono in questo
momento con il loro grido, con il loro sangue, con la loro vita, la più grande
pagina della nostra storia!
In alto le bandiere!
Muovono le orde dei nemici, dei barbari contro le
nostre terre, le nostre case!
In alto le spade e avanti!
Eroi di Solferino e San Martino, di Custoza e di
Pastrengo, è giunta la nuova ora di Rivendicazione!
Ombre di Carlo Montanari, Verona ricorda, ricorda oggi
il tuo supplizio, e guarda in tanto lassù verso i monti…
Il tuo sogno si avvera, si realizza…
Sul cielo che s’incurva dietro le alpi si irradia una
nuova luce, una luce d’aurora…
Sull’ara della patria oggi arde una fiamma bella e
purificatrice.
Con il nemico alle porte, c’è una sola famiglia, c’è
una sola idea, c’è una sola fede, una sola speranza.
E per questa idea, per questa fede, per questa
speranza i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri padri sono al cospetto
della morte, intrepidi e sorridenti, animosi e gagliardi.
Veronese!
Imbandierate le vostre case, i vostri edifici, sulle
vostre torri, sui campanili issate o spiegate al vento le bandiere!
Non è ora di morte, è ora di vita questa, è ora di
gloria e di vittoria!
Sindaco di Verona, tu augurasti dalle colonne di un
giornale del vecchio Piemonte il trionfo della patria, ebbene alza sulle sponde
e sulle ire il civico gonfalone simbolo di concordia!
E sia unico il grido di Evviva l’Italia!
[1] In «Arena» 24-25 maggio 1915.
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