mercoledì 13 gennaio 2016

Santa guerra contro l'Austria (l'Arena)


LA SANTA GUERRA CONTRO L’AUSTRIA

L’ITALIA OGGI INAUGURA CON LE ARMI LA SUA NUOVA STORIA

IN ALTO LE SPADE E LE BANDIERE PER LA GLORIA E VITTORIA D’ITALIA



Dalla cima del Campidoglio le gloriose aquile romane hanno ancora una volta impennato il volo alla vittoria.

Da ogni terra d’Italia si è levato ancora una volta il canto di guerra!

Canto solenne e terribile, perché non è il popolo che si è svegliato alla diana ma tutta una stirpe, una razza che non vuole procombere, ma affermare le indistruttibili e le infrangibili ragioni della sua esistenza.

L’Italia che dominò il mondo soprattutto con la forza del diritto e della scienza, perenne faro di civiltà, l’Italia oggi riprende le armi e le snuda al sole per difendere le sue tradizioni universali.

Fu creduta debole, misera, solo capace di umiltà e di mercati.

Orbene, oggi anch’ella grida: «basta», ed alza la bandiera e la spada e muove finalmente incontro al nemico.

Mentre verghiamo queste righe il cannone tuona ai confini e forse sul mare nostro all’eco risponde un formidabile rombo.

È la voce d’Italia, che credevamo ancora terra dei morti!

Questa non è ora di parole o di lagrime. È ora di forza!

I nostri fratelli, i nostri figli, scrivono in questo momento con il loro grido, con il loro sangue, con la loro vita, la più grande pagina della nostra storia!

In alto le bandiere!

Muovono le orde dei nemici, dei barbari contro le nostre terre, le nostre case!

In alto le spade e avanti!

Eroi di Solferino e San Martino, di Custoza e di Pastrengo, è giunta la nuova ora di Rivendicazione!

Ombre di Carlo Montanari, Verona ricorda, ricorda oggi il tuo supplizio, e guarda in tanto lassù verso i monti…

Il tuo sogno si avvera, si realizza…

Sul cielo che s’incurva dietro le alpi si irradia una nuova luce, una luce d’aurora…

Sull’ara della patria oggi arde una fiamma bella e purificatrice.

Con il nemico alle porte, c’è una sola famiglia, c’è una sola idea, c’è una sola fede, una sola speranza.

E per questa idea, per questa fede, per questa speranza i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri padri sono al cospetto della morte, intrepidi e sorridenti, animosi e gagliardi.

Veronese!

Imbandierate le vostre case, i vostri edifici, sulle vostre torri, sui campanili issate o spiegate al vento le bandiere!

Non è ora di morte, è ora di vita questa, è ora di gloria e di vittoria!

Sindaco di Verona, tu augurasti dalle colonne di un giornale del vecchio Piemonte il trionfo della patria, ebbene alza sulle sponde e sulle ire il civico gonfalone simbolo di concordia!

E sia unico il grido di Evviva l’Italia!


                [1] In «Arena» 24-25 maggio 1915.


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