venerdì 29 dicembre 2017

Promessi Sposi – Scheda di lettura: capitolo VIII

Sequenze

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – subito dopo il tramonto

Questo è il capitolo conclusivo della cosiddetta “sezione borghigiana”, nella quale i fatti sono stati raccontati estesamente -otto capitoli per poco più di tre giorni!-. Dopo, le strade dei protagonisti si divideranno e, lontani dal proprio paese che mai avevano lasciato prima d’ora, dovranno affrontare i pericoli di un mondo sconosciuto. E’ la notte degli inganni, “la notte degl’imbrogli e dei sotterfugi”: ma tutti, per un verso o per l’altro, falliranno.

I macrosequenza
(-Carneade! Chi era costui?- … e suona a martello.)
Il matrimonio a sorpresa.

Sequenza A
(-Carneade! Chi era costui?- … Perpetua ad annunziar la visita di Tonio.)
Nello studio di don Abbondio
Sequenza riflessiva
La prima frase del capitolo è spesso ripetuta e il nome proprio, per antonomasia, ha acquistato un significato diverso: quale? Un processo simile è avvenuto per Perpetua, per Azzeccagarbugli o, in modo diverso, per don Abbondio. Ciò, ed altri fenomeni simili, testimoniano la fortuna del romanzo, almeno in ambito italiano.
Quali elementi ricavi della cultura di don Abbondio? Come si procura i libri “un curato suo vicino … il primo che gli veniva alle mani”? Anche di Archimede, che pure afferma di conoscere, cosa in realtà sa?

Sequenza B
(«A quest’ora?» … Perpetua continuò la sua narrazione appassionata.)
Perpetua fa entrare Tonio e Gervaso e incontra Agnese.
Sequenza dialogica
Quale giudizio dà don Abbondio della gente semplice, cioè dei suoi parrocchiani? Per quale motivo Perpetua lo condivide?
Perché il parroco si mostra diffidente?
Il dialogo fra Agnese e Perpetua prende la vivacità della commedia (perfino nei nomi degli spasimanti della serva di don Abbondio!): riconosci gli elementi del registro adottato.

Sequenza C
(In faccia all’uscio di don Abbondio … il martellar che faceva il povero cuore di Lucia.)
Tonio e Gervaso entrano nella canonica e fanno entrare anche Renzo e Lucia.
Sequenza narrativa
Annota il gioco concertato delle mosse dei cinque paesani per portare ad effetto l’inganno. Dal momento che la narrazione riguarda gente umile anche le espressioni usate si adeguano: “zitti zitti”, “adagino adagino”, “cheti e chinati”…
Analizza le emozioni che pulsano nel cuore di Lucia ed il gioco di luce e buio nell’andito.

Sequenza D
(Don Abbondio stava … così… dalla vita alla morte.)
Tonio e Gervaso nello studio di don Abbondio.
Sequenza narrativo-dialogica
Rifletti sul fatto che, a differenza degli altri personaggi e delle convenzioni del genere romanzesco, qui compare la prima descrizione fisica di don Abbondio, quasi che venisse fatta dal punto di vista di Tonio.
Il parroco come tratta i suoi parrocchiani? Oltre al resto, osserva la diffidenza che riserva loro.
In questo passo compaiono monete d’argento di un certo -non eccessivo- valore. Osserva come ne parlano e come le maneggiano Tonio e il sacerdote.
La diffidenza non è propria solo di don Abbondio, ma in Tonio è di tipo diverso e si collega innanzi tutto alla scrittura. Che idea hanno gli analfabeti della cultura? Con quali scopi è usata la scrittura nei loro confronti?

Sequenza E
(«Bene bene,» interruppe Don Abbondio … per uscire a salvamento.)
Nello studio entrano anche Renzo e Lucia.
Sequenza narrativa
Di nuovo osserva i gesti concordati dei paesani.
Al momento culminante dell’episodio, che avrebbe potuto concludere il romanzo, interviene ovviamente un ostacolo che rinvia la soluzione della vicenda. Quale elemento migliore che la paura di Lucia e la sveltezza di don Abbondio (Agnese aveva previsto che sarebbe stato più veloce di un gatto)?
Considera i comportamenti dei cinque personaggi: ciascuno agisce secondo il proprio carattere o il proprio interesse. Osserva la tecnica letteraria con cui viene resa la concitazione del momento.

Sequenza F
(In mezzo a questo serra serra … così andava nel secolo decimo settimo.)
Riflessione del narratore
Sequenza riflessiva
Intervento del narratore. Anche se breve, è bene leggere con attenzione questo paragrafo: la considerazione del narratore sembra essere di natura esclusivamente morale (Chi esercita la violenza?). Eppure assume anche valenze politiche. Osserva che qui vengono esplicitate categorie che rimandano ai rapporti sociali, economici e politici tra i ceti: “oppresso”, “oppressore”, “vittima”, “sopruso”.
Il narratore precisa che tali rapporti erano tipici solo del Seicento; in realtà mostra di credere davvero a questa delimitazione?

Sequenza G
(L’assediato, vedendo che il nemico … e suona a martello.)
Don Abbondio chiama Ambrogio in aiuto.
Sequenza narrativo-descrittiva
La narrazione si interrompe brevemente per un piccolo intermezzo -quasi lirico- in cui è descritto il paesaggio notturno al chiaro di luna. Annota la precisione di dettaglio: la piazza non è lastricata -si tratta di un povero villaggio di montagna-, la finestra della stanzetta del sagrestano ha un’impannata.
Con quale cambio di tempo viene espressa l’animazione del momento?
Anche se l’esito di questo episodio accresce le sofferenze e le ingiustizie patite dai protagonisti, il narratore non manca di dare un tocco comico alla figura di Ambrogio: in che modo?

II macrosequenza
(Ton, ton, ton, ton … per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia.)
Il trambusto nel paese al suono delle campane
In questa macrosequenza frequenti sono gli interventi strutturali del narratore che guida il lettore avanti e indietro attraverso i diversi piani temporali.

Sequenza A
(Ton, ton, ton, ton … altri stanno a vedere.)
L’agitazione nelle case del paese
Sequenza narrativa
Distingui le diverse reazioni dei paesani che rispondono a differenti tipologie psicologiche.
Con quale tecnica è reso il discorso diretto libero, che riporta la polifonia delle voci di più persone?

Sequenza B
(Ma, prima che quelli fossero all’ordine … tutti gli andarono dietro in buon ordine.)
L’agitazione tra i bravi penetrati nella casa di Lucia
Sequenza narrativa
Il narratore riporta (analessi) la narrazione a qualche tempo prima, a poco dopo che Renzo e gli altri hanno lasciato la casa di Lucia.
Arrivano i bravi; un paio si nascondono dietro ad un folto fico (tieni nota del dettaglio di questa pianta che si rivelerà importante al termine del capitolo).
Anche qui ad un certo punto puoi notare un cambio di tempo: che effetto produce?
Anche se la narrazione sembra oggettiva, il narratore non manca di esprimere il proprio giudizio con epiteti, aggettivi ed avverbi: cerca di riconoscerli. Ad un certo punto adotta persino un’espressione popolare milanese.
Dopo la sorpresa di non aver trovato nessuno nella casa, il Griso sospetta che il rapimento sia fallito ad opera di un traditore. L’ironia del narratore sta nel fatto che effettivamente un traditore c’era stato, ma non è stato il traditore a mandare a monte il piano.
L’arrivo inaspettato di Menico interrompe i bravi, che lo afferrano ma subito lo lasciano andare atterriti dal suono delle campane. Osserva la reazione dei bravi: lo scompiglio anche qui tocca le note della commedia.
Analizza la funzione del proverbio -per spiegare lo spavento dei bravi- e della similitudine -per descrivere l’azione del Griso-.
Perfino i bravi hanno paura che, se si disperdono, la folla dei paesani li possa catturare.

Sequenza C
(Lasciamoli andare, e torniamo … al primo buco che videro in una siepe, dentro, e via per i campi.)
Le azioni di Agnese, Renzo e Lucia dopo il fallimento del matrimonio.

Sottosequenza C.1
(Lasciamoli andare, e torniamo … come poteva al buio, verso la scala.)
Perpetua ed Agnese
Sequenza narrativo-dialogica
Di nuovo il narratore (analessi) riporta indietro l’orologio del racconto per spostare la narrazione a ciò che stanno facendo Agnese e Perpetua vicino alla canonica.
Osserva l’acume psicologico nel registrare il comportamento delle due donne -e i pensieri di Agnese-, in particolare evidenziane i movimenti -quasi un balletto- che danno alla scena un tocco di comicità.
L’urlo di don Abbondio interrompe la conversazione, ma Agnese porta avanti imperterrita il suo ruolo nel piano.
All’urlo di Menico anche Agnese si spaventa e al suono delle campane le due donne vedono gli altri quattro scappare.

Sottosequenza C.2
(I due sposi rimasti promessi … al primo buco che videro in una siepe, dentro, e via per i campi.)
Fuga di Renzo, Lucia ed Agnese
Sequenza narrativa
I fatti si susseguono rapidamente e le decisioni mutano di conseguenza. Menico, anche se non è riuscito ad impedire il rapimento, tuttavia riferisce provvidenzialmente il messaggio di padre Cristoforo. Osserva che lo stesso Menico usa il termine “provvidenza” in una frase fatta che significa “per fortuna”, ma la scelta di Manzoni non è casuale.
Osserva tutta la sofferta delusione contenuta in quel “i due sposi rimasti promessi”

Sequenza D
(Non s’eran forse allontanati … per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia.)
Lo scompiglio fra i paesani

Sottosequenza D.1
(Non s’eran forse allontanati … uno che corra a Lecco a cercar soccorso: venite qui tutti…»)
L’agitazione nella piazza del paese
Sequenza narrativo-dialogica
Osserva l’accavallarsi delle voci: si tratta di una vera scena corale.
Torna il personaggio di Ambrogio che continua ad essere presentato in chiave comica: grazie a quale elemento ripreso dalla scena precedente?
Dopo le rassicurazioni di don Abbondio -che teme si conosca la verità!-, la scena si movimenta di nuovo all’annuncio che gente armata vuol ammazzare un pellegrino nella casa di Agnese Mondella.

Sottosequenza D.2
(Chi accorre, chi sguizza tra uomo e uomo … per ricominciar poi la mattina.)
I paesani accorrono alla casa di Lucia.
Sequenza narrativo-dialogica
Ma nella casa non trovano il pellegrino e neppure Agnese e Lucia.
Come nascono e si diffondono le fake news?

Sottosequenza D.3
(Fatti però, non ce ne fu altri … per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia.)
Le conseguenze del giorno dopo
Sequenza narrativa

Tempo della storia: sabato 11 novembre 1628 – mattino

Il narratore di nuovo sposta il piano temporale al giorno dopo con una breve prolessi.

L’autorità civile del paese (il console, un paesano come gli altri scelto per occuparsi dei rapporti del villaggio con i poteri civili, militari, signorili) è minacciato dai bravi. A chi vengono paragonati i bravi per i loro cappelli? Osserva che il narratore assume il punto di vista dei paesani (le imprese dei paladini erano una delle storie più amate dalla gente umile).
Osserva l’effetto prodotto nella descrizione dal contrasto fra il console e i bravi. Tuttavia anche il modo, bonariamente ironico, in cui è presentata la figura del console crea un effetto di straniamento, quasi un’incoerenza tra l’attività che sta svolgendo (nota la precisione nella descrizione del gesto e dell’attrezzo di lavoro) e i termini che vengono scelti per rappresentare la sua postura: “col mento in una mano”, “speculare”, “ragion composta”.

III macrosequenza
(I nostri fuggiaschi camminarono … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Renzo, Lucia e Agnese fuggono dal proprio paese.

Tempo della storia: si torna a venerdì 10 novembre 1628 – sera

Sequenza A
(I nostri fuggiaschi camminarono … sulla piazzetta davanti alla chiesa del convento.)
In fuga verso il convento di Pescarenico
Sequenza narrativa
Il narratore si sofferma a descrivere i sentimenti dei tre personaggi (annota i suoni che li accompagnano); Menico racconta ciò che ha visto e riferisce nei dettagli il messaggio di padre Cristoforo.
Lucia -può forse sembrare eccessivo in nome della verosimiglianza- è turbata dal pudore: rifletti sull’analisi dei suoi sentimenti proposta dal narratore.

Sequenza B
(Renzo s’affacciò alla porta … Appena un poco di quello che è già accaduto.)
Al convento di Pescarenico
Sequenza narrativo-dialogica
Appena entrati in chiesa compare la figura minore di fra Fazio, frate laico con funzione di sagrestano. Il tema è quello del rispetto delle leggi (in questo caso della regola dell’ordine dei cappuccini): quali sono le posizioni di fra Fazio e di padre Cristoforo? Il secondo come riesce a vincere le obiezioni del primo? Anche se a fin di bene, di nuovo trovi il latino (padre Cristoforo in quanto sacerdote lo conosceva) usato per esercitare il proprio potere sugli ignoranti. Di quale frase stiamo parlando e cosa significa?
Perché padre Cristoforo definisce l’esperienza di Renzo e Lucia “una prova”? In chi egli incoraggia i suoi protetti ad aver fiducia? Inoltre li esorta a non provare odio (per comprenderne il motivo profondo rifletti sulla biografia del frate).
Il cappuccino ha già predisposto un piano per mettere in salvo i tre dalle mire e dalla vendetta di don Rodrigo. Non solo egli pratica un’intrepida carità evangelica (come don Abbondio?) verso gli oppressi e i perseguitati, ma la sua si rivela anche una carità operosa: invita alla fiducia in Dio, ma non smette di operare attivamente e praticamente il bene.
Analizza attentamente la preghiera che con i tre egli pronuncia: da quali sentimenti è animata? Per chi pregano soprattutto? A quale passo del “Padre nostro” si ispira? Di nuovo rileva come il linguaggio del frate è fortemente intriso di espressioni e valori evangelici.
Leggi con attenzione l’ultima frase della sequenza, frase intrisa di malinconia nel cogliere la complessità del cuore umano diviso tra speranza e ricordo. La frase, che rimanda alla dimensione della memoria, restò così impressa in un autore manzoniano per stile, Giorgio Bassani, che la mise in epigrafe al suo più fortunato romanzo: “Il giardino dei Finzi-Contini”.

Sequenza C
(Senza aspettar risposta … e pianse segretamente.)
Scena di notturno al chiaro di luna sul lago di Como
Sequenza descrittiva
E’ l’introduzione al più famoso passo lirico del romanzo. E tuttavia anche questa sequenza è intrisa di poesia.
Osserva innanzi tutto il silenzio dei tre personaggi; anche con il barcaiolo non pronunciano nemmeno una parola più del necessario. Rileva inoltre la precisione nel descrivere i gesti misurati del barcaiolo. Se gli uomini stanno in silenzio, parla però la natura: quali sono i suoni? Quale luce domina? Quante volte in queste pagine è comparsa in varie forme la luna? Soprattutto evidenzia il valore semantico e fonico di ogni singolo aggettivo.
Come cambia il punto di vista di questo passo? Prima viene descritto il lago, quasi a volo d’uccello; poi si passa alla barca, ma poi i passeggeri verso dove volgono la testa? In seguito di chi il narratore assume il punto di vista? E lo sguardo corre lungo il pendio del monte ad oriente: in quale ordine essi vedono i diversi luoghi (nota il paragone che riguarda il palazzotto di don Rodrigo)? Da cosa viene riconosciuta la casa di Lucia? Ricordi che abbiamo già avuto modo di rilevare questo elemento? Anche nell’osservare la casa, come per l’intero paesaggio, è come se lo zoom progressivamente focalizzasse un particolare. Qual è il particolare emotivamente più forte verso cui tende tutta la descrizione?
Osserva l’analogia con il cambiamento del punto di vista anche nell’incipit del I capitolo.

Sequenza D
(Addio, monti sorgenti dall’acque … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Addio al paese
Sequenza riflessiva
E’ forse il più famoso passo di prosa lirica del romanzo. Osserva i versi incastonati qua e là nelle frasi. Che versi sono: “Addio, monti sorgenti dall’acque”, “come branchi di pecore pascenti”, “torrenti, de’ quali”, “distingue lo scroscio”, “Quanto è tristo il passo”, “Ma chi non aveva mai spinto”, “Addio, casa natia”, “il rumore di un passo aspettato”, “con un misterioso timore”, “dove il sospiro segreto del cuore”, “alla riva destra dell’Adda”…? Riconosci anche le figure di suono e le rime.
Il narratore è molto abile nel confondere il lettore che attribuisce immediatamente queste parole direttamente a Lucia. Eppure? Rifletti su cosa scrive il narratore alla fine della sequenza.

Sottosequenza D.1
(Addio, monti sorgenti dall’acque … tornando ricco a’ suoi monti.)
Nelle prime righe su quale dimensione si concentra l’isotopia lessicale preponderante? Osserva le parole: “cresciuto tra voi”, “familiari”, “voci domestiche”, …
All’inizio si parla dell’addio di chi se ne va per quale scopo? Rifletti sul contrasto doloroso fra montagna e pianura; che sensazioni ispira nel montanaro la città? Quale sentimento prova nei confronti del paese che ha lasciato (osserva l’uso dei vezzeggiativi!)?

Sottosequenza D.2
(Ma chi non aveva mai spinto … se non per prepararne loro una più certa e più grande.)
Ora si passa all’addio di chi fugge vittima della violenza.
Osserva l’ordine degli addii: casa natia, casa ancora straniera, chiesa. C’è un significato in questa successione? Analizza i sentimenti che si accompagnano ad ognuno dei luoghi ricordati.
Questo è l’unico passo in tutto il romanzo in cui la parola “amore” viene collegata espressamente al personaggio di Lucia (in altri casi è riferita a Renzo, a Gertrude, ma soprattutto a Dio): che tipo di amore viene presentato? Da quali aggettivi è accompagnato? In che modo si rivela coerente con il personaggio di Lucia? Perché si parla di “sospiro segreto del cuore”? E’ ovvio che tutti questi elementi connotano in modo molto preciso la visione ideologica (utilizzo il termine nel senso neutro di Weltanschauung!) che l’autore intende proporre ai suoi lettori: in che cosa essa consiste?
Nell’ultima frase di chi si parla? Quale sentimento si deve provare nei suoi confronti? Osserva che, con altre parole, qui si ripetono i concetti già espressi da padre Cristoforo nel salutare i tre fuggiaschi.

Sottosequenza D.3
(Di tal genere, se non tali appunto … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Intervento del narratore. Qui il narratore si svela e depone la maschera: perché inserisce la precisazione “se non tali appunto”? Con quali parole egli si preoccupa di garantire la verosimiglianza di questo brano lirico? Si tratta di un’osservazione che riguarda, oltre ai pensieri, soprattutto il registro linguistico?
L’Adda rappresenta uno spartiacque (e lo sarà anche in futuro): qui tra il mondo del borgo di Renzo e Lucia e il gran mondo infido e sconosciuto in cui dovranno avventurarsi i nostri protagonisti. In qualche modo possiamo riconoscere quasi una struttura circolare di questa prima sezione del romanzo che si era aperta sul lago e sull’Adda.


giovedì 28 dicembre 2017

Promessi Sposi – Scheda di lettura: capitolo VII

Sequenze

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 – tardo pomeriggio

I sequenza
(Il padre Cristoforo arrivava … a quell’ora, si trattenesse più a lungo.)
Nella casa di Lucia

Sottosequenza I.1
(Il padre Cristoforo arrivava … richiedere il bisogno de’ suoi protetti.)
Padre Cristoforo si ferma per la seconda volta a casa di Lucia.
Sequenza dialogica
Quale similitudine viene proposta all’inizio della sequenza? E’ un caso che essa faccia riferimento alla guerra? Essa sottolinea, per contrasto, le prime parole di padre Cristoforo (che ha fatto ricorso con don Rodrigo a “preghiere disarmate”).
La riflessione del frate di nuovo si nutre di parole e di concetti squisitamente biblici: la vera speranza riposa in Dio e non nell’uomo.
Di fronte a queste considerazioni come reagisce Renzo? Individua gli epiteti che rivolge a don Rodrigo.
Padre Cristoforo medita sull’ingiustizia e sulla prepotenza che usa anche le parole per realizzare i propri scopi. E qui propone una riflessione sulla natura e sulla funzione del linguaggio che diventa strumento di violenza: “Le parole dell’iniquo che è forte, penetrano e sfuggono”. Quali sono i valori ai quali, salutandoli, invita i suoi protetti?

Sottosequenza I.2
(«Avete sentito cos’ha detto … a quell’ora, si trattenesse più a lungo.)
L’ira di Renzo
Sequenza dialogica
Renzo è fuori di sé e minaccia vendetta contro don Rodrigo. Osserva a quali valori si ispirano invece le parole di Lucia. Quale posizione assume Agnese?
In questo passo ricorre più volte il termine “giustizia”, che è una delle parole più importanti e dei temi centrali del romanzo. Con quante differenti accezioni essa è qui utilizzata dai diversi personaggi?
Renzo è colto da un’ira furiosa e assume una postura che già abbiamo vista per fra Cristoforo di fronte a don Rodrigo: quale? (rileva le analogie di carattere e pensieri fra Renzo e il giovane Lodovico -ed anche l’anziano padre Cristoforo quando riemerge in lui lo spirito giovanile-)
Lucia è spaventata dalle parole e dai gesti di Renzo e cede.
Intervento del narratore dell’Ottocento (che però commenta le parole del narratore del Seicento): riflessione sulla psicologia degli uomini, sia di Renzo sia di Lucia.


II sequenza
(La notte però fu a tutt’e tre così buona … che avevan messo in serbo per la sera.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – mattina

I preparativi per il matrimonio a sorpresa
Sottosequenza II.1
(La notte però fu a tutt’e tre così buona … per accudire all’affare, come aveva detto.)
Dopo una notte inquieta i tre personaggi si ritrovano a casa di Lucia.
Sequenza narrativo-dialogica
Rileva i diversi atteggiamenti dei tre durante i preparativi e il registro usato.
Con che tono il narratore presenta i preparativi?

Sottosequenza II.2
(Agnese andò a una casa vicina … e portati bene; che n’avrai anche di più.»)
Agnese e Menico
Sequenza dialogica
Anche la figura di Menico, personaggio minore che compare solo in un paio di episodi, ha una propria individualità: cogline i tratti, sottolineando la scena dei giochi di ragazzi.
Intervento del narratore (“e si sa che tutti, grandi e piccoli … non dico quelle sole”): perché, leggendo tra le righe, possiamo cogliere una vena autoironica in questa osservazione psicologica?

Sottosequenza II.3
(Nel rimanente di quella lunga mattinata … che avevan messo in serbo per la sera.)
Nella casa di Lucia
Sequenza narrativa
L’arrivo di strane figure fino a mezzogiorno: il mendicante e i viandanti; comincia a crescere la Spannung.

III macrosequenza
(Convien però che il lettore sappia … rimase nell’agguato ad aspettare.)

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 – tardo pomeriggio

I preparativi di don Rodrigo

Sequenza A
(Convien però che il lettore sappia … La spada, la cappa, il cappello: subito.»)
Nel palazzotto di don Rodrigo
Sequenza narrativa
Intervento strutturale del narratore che organizza la scansione temporale del racconto e riporta la narrazione al momento in cui padre Cristoforo ha lasciato il palazzo di don Rodrigo.
Il signorotto cammina nervosamente sotto gli sguardi degli antenati raffigurati nei quadri appesi alle pareti. Osserva la caratterizzazione ironica di ogni personaggio effigiato (perfino la matrona!): essa è rivelata dalla ripetizione di una parola: quale?
Che cosa ci dice della mentalità nobiliare l’importanza attribuita agli antenati? Che sentimenti ispira a don Rodrigo oltre al desiderio di vendetta che già prova? Quale valore egli deve assolutamente difendere?
Oltre al resto, anche l’ultima frase aggiunge un tassello alla sua caratterizzazione in quanto villain (l’eroe nero della vicenda)?

Sequenza B
(Il servitore partì, rispondendo con un inchino … fu sempre sopra pensiero e parlò poco.)
Don Rodrigo esce per una passeggiata
Sequenza narrativa
Esamina la scena della “vestizione” di don Rodrigo.
Si approfondisce la caratterizzazione del villain attraverso gli atteggiamenti di chi lo incontra; ne puoi ricavare altre informazioni sulla gerarchia sociale del Seicento?
In quale casa egli si ferma? Anche qui si evidenzia l’abitudine di don Rodrigo a disporre a proprio arbitrio delle persone, siano esse i suoi bravi, i suoi servi, gli abitanti del villaggio ai piedi del castello, gli abitanti del suo feudo -anche i più rispettati- o le donne di questa casa.

Sequenza C
(«Cugino, quando pagate questa scommessa?» … né assolutamente fissati.)

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 – dopo il tramonto

Cena a casa di Don Rodrigo
Sequenza dialogica
Esamina il carattere dei due nobili: entrambi sono descritti come libertini, ma ciascuno lo è in modo diverso. In particolare qual è il temperamento del conte Attilio?
Nel dialogo fra i due nobili il lettore comprende il riferimento alla scommessa che Lucia ha fatto all’inizio del III capitolo, senza peraltro conoscerne i dettagli. Di cosa si tratta? Quando scade il termine? Osserva che esso viene indicato, come d’uso un tempo, con il nome del santo del giorno.

Sequenza D
(La mattina seguente, don Rodrigo … per non dar troppo sospetto.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – mattino

Don Rodrigo pianifica il suo progetto per vincere la scommessa con il cugino.
Sequenza narrativo-dialogica
Una frase di padre Cristoforo continua a risuonare nella mente di don Rodrigo: quale? Tuttavia la soggezione di chi gli sta intorno gli ha fatto tornare il consueto stato d’animo.
Compare qui un nuovo personaggio, che tornerà in più occasioni nella storia: chi è? Anche se è una figura secondaria, viene tuttavia presentata al lettore, com’è costume nel romanzo ottocentesco. Osserva i dettagli e ricava da questa sequenza i tratti principali del suo carattere.
Il Griso è la prova vivente della potenza del suo padrone: perché?
Analizza il dialogo fra i due. In alcuni punti il narratore si prende bonariamente gioco dei suoi personaggi mettendo loro in bocca frasi che li rendono ridicoli; perché il Griso della casa bruciata precisa: “ma non è sabato”?
Intervento del narratore: egli sintetizza ciò che non è necessario alla comprensione della storia: dove?
Ricorda la frase del Griso “Lasci fare a me”. Tornerà in un prossimo capitolo.

Sequenza E
(Tornati che furon tutti al palazzotto … rimase nell’agguato ad aspettare.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – pomeriggio-sera

Proseguono i preparativi.
Sequenza narrativa
Il narratore spiega la vera identità dei viandanti che si sono presentati a casa di Lucia, ma anche il tentativo del vecchio servitore di sventare l’agguato ordinato dal suo padrone.

IV sequenza
(Il povero vecchio trottava ancora … lasciamoli andar tutti a pollaio.»)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – tramonto

All’osteria del paese
Sequenza narrativo-dialogica
Renzo, Tonio e Gervaso cenano all’osteria (finiscono prima dell’ave maria -cioè prima del tramonto-). Identificate gli avventori che i tre paesani incontrano.
Osserva il diverso comportamento dell’oste con Renzo e con i bravi camuffati -ma non troppo!-. Manzoni non presenta mai gli osti in buona luce.
Qui incontri una nuova definizione di “galantuomo”: cosa afferma l’oste? Qual è il suo criterio di giudizio? Analizza anche il commento ironico del narratore: si tratta dell’anonimo del Seicento o del narratore dell’Ottocento?
Gervaso durante la cena conferma il giudizio che di lui ha dato il fratello nel capitolo precedente: quale?
Cosa significa: “pagato il conto da colui che aveva fatto men guasto”? Quale osservazione psicologica sottintende?
Alla fine della sequenza il narratore dimostra apertamente di essere onnisciente: in che modo?

V sequenza
(C’era infatti quel brulichìo … alla casetta di Lucia, ch’era già notte.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – subito dopo il tramonto

Scena di paese
Sequenza descrittiva
Nel tragitto dei tre dall’osteria (la casa di Lucia si trova ad una estremità del paese, all’altra la chiesa e la canonica. La casa di Renzo si trova al centro del villaggio) l’autore ritrae la vita di paese lungo la strada e schiude squarci domestici. La descrizione assume quasi toni lirici, una sorta di “notturno”.
Ancora una volta compaiono segni della carestia.

VI sequenza
(Tra il primo pensiero d’una impresa terribile … s’affacciaron bravamente alla porta, e picchiarono.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – subito dopo il tramonto

I cinque personaggi vanno alla canonica
Sequenza riflessivo-narrativa
Intervento del narratore: per spiegare le condizioni psicologiche di Lucia in questo momento, il narratore prende spunto da una citazione letteraria: da quale autore? Il narratore dunque si immedesima nell’orizzonte culturale dei suoi personaggi o si pone su di un livello diverso? Osserva che egli non fa il nome dello scrittore, ma usa come perifrasi una definizione di Voltaire non pienamente elogiativa. Tuttavia, secondo te, Manzoni condivide le riserve di Voltaire o ne riprende le parole con un tono ironico? Cosa ci può rivelare questa osservazione delle preferenze letterarie di Manzoni?
Il gruppo si divide: tutto avviene al buio e nel silenzio (immagina la scena in un paese di montagna del Seicento senza rumori se non quelli della natura e senza illuminazione se non quella delle stelle e della luna). Ovviamente sta crescendo la Spannung, ma è pur sempre l’impresa di due poveri paesani.

VII sequenza
(«Chi è, a quest’ora?» … che Tonio l’avesse trattenuta un momento.)

Tempo della storia: venerdì 10 novembre 1628 – subito dopo il tramonto

Davanti alla canonica
Sequenza dialogica
Nel dialogo fra Perpetua e Tonio -perché Gervaso sta zitto?- emergono l’astuzia di Tonio, ma anche la prontezza di Perpetua, la quale tuttavia non si è accorta della trappola.



mercoledì 27 dicembre 2017

Promessi Sposi – Scheda di lettura: capitolo VI

Sequenze

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 - pomeriggio

I sequenza
(«In che posso ubbidirla?» … a passi infuriati, il campo di battaglia.)
Padre Cristoforo a colloquio privato con don Rodrigo.
Sequenza dialogica
E’ una delle scene centrali: l’aiutante principale e l’antagonista principale (il villain, ruolo tipico del romanzo) sono uno di fronte all’altro; torneranno ad incontrarsi -e in ben altro contesto!- nella sezione finale del romanzo.
Qui il conflitto verbale assume i toni della tragedia con un crescendo iniziale ed una svolta violenta ed improvvisa che porta rapidamente alla conclusione del dialogo.
Rileva tutti gli elementi che delineano i caratteri opposti dei due personaggi: gesti, parole, intonazioni. Sembra che non possa esistere un’antitesi più aspra di questa (ma si dovrà attendere la fine del romanzo per capire se ciò è vero).
Osserva il lessico: quali parole sono usate dall’uno e dall’altro? Qual è il tono che assumono? Se le frasi del nobile sono improntate al sarcasmo e alla prepotenza, quelle del frate si riferiscono ad un sistema lessicale completamente diverso. Da dove padre Cristoforo trae termini, espressioni e citazioni?
All’inizio padre Cristoforo cerca di fare appello al sistema di valori di don Rodrigo: con quali termini?
Qual è il momento -e la proposta di don Rodrigo- che capovolge l’andamento del dialogo e fa mutare atteggiamento a padre Cristoforo?
Cosa significa la frase “l’uomo vecchio si trovò d’accordo col nuovo”?
Per la prima volta in questo dialogo viene pronunciato a voce alta un nome che sempre ha un effetto profondo nell’animo dei personaggi quando risuona: di quale personaggio si tratta?
L’espressione “Verrà un giorno…” -quale tipo di linguaggio viene qui usato?- provoca un secondo capovolgimento, stavolta in don Rodrigo, ma esso -attenzione!- nasce da un “misterioso spavento”. Come cambia il linguaggio del signorotto? Quali gesti vengono compiuti dai due?
Con quali sentimenti Le ultime parole della sequenza chiariscono la vera natura dell’incontro.

II sequenza
(Quando il frate ebbe serrato … mantenute del codice cappuccinesco.)
Padre Cristoforo incontra il servitore ed esce dal palazzotto di don Rodrigo.
Sequenza narrativo-dialogica
Sottosequenza II.1
(Quando il frate ebbe serrato … ci basta d’aver dei fatti da raccontare.)
Padre Cristoforo vede nuovamente il vecchio servitore.
Sequenza narrativo-dialogica
Dove abbiamo già incontrato questo personaggio? Ricordi che parole aveva pronunciato?
Com’è consueto per il genere del romanzo, il narratore si interrompe -anche per creare un po’ di suspense- per descrivere rapidamente il personaggio. Che carattere ha? Per quali motivi don Rodrigo l’ha fatto restare nella propria dimora?
Dal colloquio si sperano sviluppi ancora misteriosi.
Intervento del narratore: quale scrupolo morale esamina, anche se poi dice di lasciare il giudizio al lettore? Ma è proprio vero che il narratore non lascia trasparire la propria opinione? Quale compito il narratore si propone esplicitamente?

Sottosequenza II.2
(Uscito fuori, e voltate le spalle … mantenute del codice cappuccinesco.)

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 - tramonto

Padre Cristoforo torna al convento, ma prima vuol passare dalla casa di Lucia.
Sequenza riflessiva
L’ultimo incontro ha fatto risorgere in padre Cristoforo la speranza: ma a chi il frate attribuisce il merito di questa svolta? Osserva che in questo passo compare per la prima volta un termine che è considerato, talvolta con qualche fuorviante esagerazione, un vero e proprio personaggio del romanzo anche se non si tratta di un essere umano.
Osserva il variare dello stato d’animo di fra Cristoforo a partire dall’uso di “casaccia” fino a “le ossa gravi e fiaccate”.
Qui torna un rapido riferimento al paesaggio che avevamo visto all’alba di questa giornata; ti ricordi quando?

III macrosequenza
(Intanto, nella casetta di Lucia … E perché far misteri al padre Cristoforo?»)

Tempo della storia: si torna a giovedì 9 novembre 1628 – verso mezzogiorno

Agnese escogita una soluzione per celebrare il matrimonio.
Sequenza dialogica

Sequenza A
(Intanto, nella casetta di Lucia … e Agnese, con un’aria d’intelligenza, partì in fretta.)
Sequenza dialogica
Intervento del narratore che riporta indietro il tempo della storia e avvisa il lettore che spiegherà cos’è avvenuto nel frattempo.
Analizza lo stato d’animo dei tre personaggi (in particolare dei due innamorati). Agnese interrompe il silenzio.
Che soluzione propone Agnese? La donna fa appello a due qualità che si confanno al carattere di Renzo: quali? Nella foga del discorso Agnese dice “vostra madre”: perché Lucia ha un sussulto?
Si introduce un nuovo personaggio, parente di Renzo, che avrà un ruolo di rilievo nel prosieguo della storia: chi è? Inoltre si fa riferimento ad un tema di storia economica e sociale: lo spostamento delle filande di seta dal Milanese.
Manzoni è un maestro nell’uso dei registri linguistici perché sa adattarli alle caratteristiche di ogni personaggio. Osserva il lessico usato da Agnese (chiapparlo, strillare, strepitare, fare il diavolo, dissero le parole, lesto come un gatto, …): a quale registro appartiene?
Nella sua semplicità popolana (ed anche, come abbiamo visto altre volte, nella sua inclinazione al pettegolezzo) Agnese si tradisce perché non tace l’esito negativo di ciò che ha fatto la sua amica: quale?
Di nuovo osserva il registro: il narratore, nel confermare la veridicità del suggerimento di Agnese, usa altri termini e, soprattutto, propone una similitudine con un mito greco.
Cerca di cogliere il gioco dei sentimenti che si alternano nell’animo dei tre interlocutori.
La sola però che avanza obiezioni è Lucia: di che tipo sono? Come Agnese le controbatte?
Osserva il punto di vista degli umili e l’idea che essi hanno della legge: quest’idea ha trovato conferma nel corso dei capitoli precedenti?
Una volta ottenuto il consenso di Renzo -ma come reagisce Lucia alla proposta? A quale autorità si appella?-, si deve organizzare il matrimonio a sorpresa. Qual è il primo inghippo da affrontare? Chi ne trova la soluzione?
Considera la saggezza popolare contenuta nei proverbi; Agnese ne cita uno: quale?
Mentre esce Renzo rivolge gesti differenti a Lucia e ad Agnese (cosa significa qui “intelligenza”?): quali sono e perché?

Sequenza B
(Le tribolazioni aguzzano il cervello … Renzo a render conto dei concerti presi.)

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 – pomeriggio (il desinare è il pasto più sostanzioso della giornata che in periodo invernale, quando non si lavora in campagna, si fa nel pomeriggio)

Renzo e Tonio
Sequenza narrativo-dialogica

Sottosequenza B.1
(Le tribolazioni aguzzano il cervello … e andò con Renzo.)
Renzo a casa di Tonio
Sequenza narrativa
Intervento del narratore di tono psicologico-morale (ironia bonaria su Renzo).
Descrizione di una scena domestica: la cena in una povera casa di paesani.
Esamina i gesti e i sentimenti dei diversi componenti della famiglia; in questa situazione prevalgono i bisogni primari: quali? Individua i primi segni della carestia; in seguito in questa sequenza ne scoprirai altri.
Osserva la precisione storica (siamo nell’ambito del vero o del verosimile?): la polenta non è di mais, che comincerà ad essere coltivato estesamente un paio di generazioni dopo questo periodo; invece di quale cereale è fatta? Di quale materiale -siamo in montagna- è fatta la tafferìa?
A cosa viene paragonata la polenta appena scodellata? L’immagine (perché l’autore precisa “piccola”?), tipica della poesia, viene qui spostata con effetto di straniamento su un elemento quotidiano; ma dal punto di vista dei poveri contadini affamati la polenta ispira la stessa ricchezza di sentimenti che la luna infonde nell’animo dei poeti.
Nonostante la povertà i contadini dimostrano una generosità, difficile soprattutto in quel periodo; come?
Quali sono le reazioni al diniego di Renzo e, ancor più, quando invita Tonio (“un concorrente, e il più formidabile” -controlla il significato etimologico dell’aggettivo-) all’osteria?
Di nuovo il narratore concentra l’attenzione sui bisogni primari; che significa “anche i bimbi (giacché, su questa materia, principian presto a ragionare)”?

Sottosequenza B.2
(Giunti all’osteria del villaggio … Renzo a render conto de’ concerti presi.)
Renzo e Tonio all’osteria
Sequenza dialogica
Evidenzia anche in questo passo tutti i segnali della carestia incipiente.
Renzo chiede aiuto a Tonio in cambio di cosa? Quale nuovo lato di don Abbondio conosciamo dalle parole di Tonio? Considera per quale scopo vorrebbe riscattare la collana d’oro della moglie.
Con quale espressione Tonio accetta di fare da testimone? Individuane il registro.
Tonio si dimostra un tipo sveglio e risolve due problemi minori: quali sono e come li supera? Com’è il rapporto fra marito e moglie?

Sequenza C
(In questo tempo, Agnese … «bada bene, ve’, di non dirgli nulla»)

Tempo della storia: giovedì 9 novembre 1628 – tardo pomeriggio

Renzo torna a casa di Lucia
Sequenza dialogica
Renzo è orgoglioso di aver organizzato il matrimonio a sorpresa, ma Agnese prospetta un’ulteriore difficoltà: come la risolve? Che idea ricaviamo della vita di paese?
Individua le espressioni popolaresche di questo dialogo.
Ma la vera difficoltà è l’atteggiamento di Lucia: come si comporta e cosa dice? A quale potere e a quale autorità si appella?
L’arrivo di padre Cristoforo tronca tutti i discorsi. Osserva la similitudine collegata al rumore della tonaca.