Sequenze
Tempo della storia:
venerdì 10 novembre 1628 – subito dopo il tramonto
Questo
è il capitolo conclusivo della cosiddetta “sezione borghigiana”, nella quale i
fatti sono stati raccontati estesamente -otto capitoli per poco più di tre
giorni!-. Dopo, le strade dei protagonisti si divideranno e, lontani dal
proprio paese che mai avevano lasciato prima d’ora, dovranno affrontare i
pericoli di un mondo sconosciuto. E’ la notte degli inganni, “la notte degl’imbrogli
e dei sotterfugi”: ma tutti, per un verso o per l’altro, falliranno.
I macrosequenza
(-Carneade! Chi
era costui?- … e suona a martello.)
Il
matrimonio a sorpresa.
Sequenza A
(-Carneade!
Chi era costui?- … Perpetua ad annunziar la visita di Tonio.)
Nello studio di don Abbondio
Sequenza riflessiva
La prima frase del capitolo è spesso
ripetuta e il nome proprio, per antonomasia, ha acquistato un significato
diverso: quale? Un processo simile è avvenuto per Perpetua, per Azzeccagarbugli
o, in modo diverso, per don Abbondio. Ciò, ed altri fenomeni simili,
testimoniano la fortuna del romanzo, almeno in ambito italiano.
Quali elementi ricavi della cultura di don
Abbondio? Come si procura i libri “un curato suo vicino … il primo che gli
veniva alle mani”? Anche di Archimede, che pure afferma di conoscere, cosa in
realtà sa?
Sequenza B
(«A
quest’ora?» … Perpetua continuò la sua narrazione appassionata.)
Perpetua fa entrare Tonio e Gervaso e
incontra Agnese.
Sequenza dialogica
Quale giudizio dà don Abbondio della gente
semplice, cioè dei suoi parrocchiani? Per quale motivo Perpetua lo condivide?
Perché il parroco si mostra diffidente?
Il dialogo fra Agnese e Perpetua prende la
vivacità della commedia (perfino nei nomi degli spasimanti della serva di don
Abbondio!): riconosci gli elementi del registro adottato.
Sequenza C
(In
faccia all’uscio di don Abbondio … il martellar che faceva il povero cuore di
Lucia.)
Tonio e Gervaso entrano nella canonica e
fanno entrare anche Renzo e Lucia.
Sequenza narrativa
Annota il gioco concertato delle mosse dei
cinque paesani per portare ad effetto l’inganno. Dal momento che la narrazione
riguarda gente umile anche le espressioni usate si adeguano: “zitti zitti”,
“adagino adagino”, “cheti e chinati”…
Analizza le emozioni che pulsano nel cuore
di Lucia ed il gioco di luce e buio nell’andito.
Sequenza D
(Don
Abbondio stava … così… dalla vita alla morte.)
Tonio e Gervaso nello studio di don
Abbondio.
Sequenza narrativo-dialogica
Rifletti sul fatto che, a differenza degli
altri personaggi e delle convenzioni del genere romanzesco, qui compare la
prima descrizione fisica di don Abbondio, quasi che venisse fatta dal punto di
vista di Tonio.
Il parroco come tratta i suoi
parrocchiani? Oltre al resto, osserva la diffidenza che riserva loro.
In questo passo compaiono monete d’argento
di un certo -non eccessivo- valore. Osserva come ne parlano e come le
maneggiano Tonio e il sacerdote.
La diffidenza non è propria solo di don
Abbondio, ma in Tonio è di tipo diverso e si collega innanzi tutto alla
scrittura. Che idea hanno gli analfabeti della cultura? Con quali scopi è usata
la scrittura nei loro confronti?
Sequenza E
(«Bene
bene,» interruppe Don Abbondio … per uscire a salvamento.)
Nello studio entrano anche Renzo e Lucia.
Sequenza narrativa
Di nuovo osserva i gesti concordati dei
paesani.
Al momento culminante dell’episodio, che
avrebbe potuto concludere il romanzo, interviene ovviamente un ostacolo che
rinvia la soluzione della vicenda. Quale elemento migliore che la paura di
Lucia e la sveltezza di don Abbondio (Agnese aveva previsto che sarebbe stato
più veloce di un gatto)?
Considera i comportamenti dei cinque
personaggi: ciascuno agisce secondo il proprio carattere o il proprio
interesse. Osserva la tecnica letteraria con cui viene resa la concitazione del
momento.
Sequenza F
(In
mezzo a questo serra serra … così andava nel secolo decimo settimo.)
Riflessione del narratore
Sequenza riflessiva
Intervento
del narratore.
Anche se breve, è bene leggere con attenzione questo paragrafo: la
considerazione del narratore sembra essere di natura esclusivamente morale (Chi
esercita la violenza?). Eppure assume anche valenze politiche. Osserva che qui
vengono esplicitate categorie che rimandano ai rapporti sociali, economici e
politici tra i ceti: “oppresso”, “oppressore”, “vittima”, “sopruso”.
Il narratore precisa che tali rapporti
erano tipici solo del Seicento; in realtà mostra di credere davvero a questa
delimitazione?
Sequenza G
(L’assediato,
vedendo che il nemico … e suona a martello.)
Don Abbondio chiama Ambrogio in aiuto.
Sequenza narrativo-descrittiva
La narrazione si interrompe brevemente per
un piccolo intermezzo -quasi lirico- in cui è descritto il paesaggio notturno
al chiaro di luna. Annota la precisione di dettaglio: la piazza non è
lastricata -si tratta di un povero villaggio di montagna-, la finestra della
stanzetta del sagrestano ha un’impannata.
Con quale cambio di tempo viene espressa
l’animazione del momento?
Anche se l’esito di questo episodio
accresce le sofferenze e le ingiustizie patite dai protagonisti, il narratore
non manca di dare un tocco comico alla figura di Ambrogio: in che modo?
II macrosequenza
(Ton, ton, ton,
ton … per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia.)
Il
trambusto nel paese al suono delle campane
In
questa macrosequenza frequenti sono gli interventi strutturali del narratore
che guida il lettore avanti e indietro attraverso i diversi piani temporali.
Sequenza A
(Ton,
ton, ton, ton … altri stanno a vedere.)
L’agitazione nelle case del paese
Sequenza narrativa
Distingui le diverse reazioni dei paesani
che rispondono a differenti tipologie psicologiche.
Con quale tecnica è reso il discorso
diretto libero, che riporta la polifonia delle voci di più persone?
Sequenza B
(Ma,
prima che quelli fossero all’ordine … tutti gli andarono dietro in buon
ordine.)
L’agitazione tra i bravi penetrati nella
casa di Lucia
Sequenza narrativa
Il narratore riporta (analessi) la
narrazione a qualche tempo prima, a poco dopo che Renzo e gli altri hanno
lasciato la casa di Lucia.
Arrivano i bravi; un paio si nascondono
dietro ad un folto fico (tieni nota del dettaglio di questa pianta che si
rivelerà importante al termine del capitolo).
Anche qui ad un certo punto puoi notare un
cambio di tempo: che effetto produce?
Anche se la narrazione sembra oggettiva,
il narratore non manca di esprimere il proprio giudizio con epiteti, aggettivi
ed avverbi: cerca di riconoscerli. Ad un certo punto adotta persino
un’espressione popolare milanese.
Dopo la sorpresa di non aver trovato
nessuno nella casa, il Griso sospetta che il rapimento sia fallito ad opera di
un traditore. L’ironia del narratore sta nel fatto che effettivamente un
traditore c’era stato, ma non è stato il traditore a mandare a monte il piano.
L’arrivo inaspettato di Menico interrompe
i bravi, che lo afferrano ma subito lo lasciano andare atterriti dal suono
delle campane. Osserva la reazione dei bravi: lo scompiglio anche qui tocca le
note della commedia.
Analizza la funzione del proverbio -per
spiegare lo spavento dei bravi- e della similitudine -per descrivere l’azione
del Griso-.
Perfino i bravi hanno paura che, se si
disperdono, la folla dei paesani li possa catturare.
Sequenza C
(Lasciamoli
andare, e torniamo … al primo buco che videro in una siepe, dentro, e via per i
campi.)
Le azioni di Agnese, Renzo e Lucia dopo il
fallimento del matrimonio.
Sottosequenza
C.1
(Lasciamoli
andare, e torniamo … come poteva al buio, verso la scala.)
Perpetua ed Agnese
Sequenza narrativo-dialogica
Di nuovo il narratore (analessi) riporta
indietro l’orologio del racconto per spostare la narrazione a ciò che stanno
facendo Agnese e Perpetua vicino alla canonica.
Osserva l’acume psicologico nel registrare
il comportamento delle due donne -e i pensieri di Agnese-, in particolare
evidenziane i movimenti -quasi un balletto- che danno alla scena un tocco di
comicità.
L’urlo di don Abbondio interrompe la conversazione,
ma Agnese porta avanti imperterrita il suo ruolo nel piano.
All’urlo di Menico anche Agnese si
spaventa e al suono delle campane le due donne vedono gli altri quattro
scappare.
Sottosequenza
C.2
(I
due sposi rimasti promessi … al primo buco che videro in una siepe, dentro, e
via per i campi.)
Fuga di Renzo, Lucia ed Agnese
Sequenza narrativa
I fatti si susseguono rapidamente e le
decisioni mutano di conseguenza. Menico, anche se non è riuscito ad impedire il
rapimento, tuttavia riferisce provvidenzialmente il messaggio di padre
Cristoforo. Osserva che lo stesso Menico usa il termine “provvidenza” in una
frase fatta che significa “per fortuna”, ma la scelta di Manzoni non è casuale.
Osserva tutta la sofferta delusione contenuta
in quel “i due sposi rimasti promessi”
Sequenza D
(Non
s’eran forse allontanati … per quanto aveva cara la speranza di morir di
malattia.)
Lo scompiglio fra i paesani
Sottosequenza
D.1
(Non
s’eran forse allontanati … uno che corra a Lecco a cercar soccorso: venite qui
tutti…»)
L’agitazione nella piazza del paese
Sequenza narrativo-dialogica
Osserva l’accavallarsi delle voci: si
tratta di una vera scena corale.
Torna il personaggio di Ambrogio che
continua ad essere presentato in chiave comica: grazie a quale elemento ripreso
dalla scena precedente?
Dopo le rassicurazioni di don Abbondio
-che teme si conosca la verità!-, la scena si movimenta di nuovo all’annuncio
che gente armata vuol ammazzare un pellegrino nella casa di Agnese Mondella.
Sottosequenza
D.2
(Chi
accorre, chi sguizza tra uomo e uomo … per ricominciar poi la mattina.)
I paesani accorrono alla casa di Lucia.
Sequenza narrativo-dialogica
Ma nella casa non trovano il pellegrino e
neppure Agnese e Lucia.
Come nascono e si diffondono le fake news?
Sottosequenza
D.3
(Fatti
però, non ce ne fu altri … per quanto aveva cara la speranza di morir di
malattia.)
Le conseguenze del giorno dopo
Sequenza narrativa
Tempo
della storia: sabato 11 novembre 1628 – mattino
Il narratore di nuovo sposta il piano temporale
al giorno dopo con una breve prolessi.
L’autorità civile del paese (il console, un
paesano come gli altri scelto per occuparsi dei rapporti del villaggio con i
poteri civili, militari, signorili) è minacciato dai bravi. A chi vengono
paragonati i bravi per i loro cappelli? Osserva che il narratore assume il
punto di vista dei paesani (le imprese dei paladini erano una delle storie più
amate dalla gente umile).
Osserva l’effetto prodotto nella
descrizione dal contrasto fra il console e i bravi. Tuttavia anche il modo, bonariamente
ironico, in cui è presentata la figura del console crea un effetto di
straniamento, quasi un’incoerenza tra l’attività che sta svolgendo (nota la
precisione nella descrizione del gesto e dell’attrezzo di lavoro) e i termini
che vengono scelti per rappresentare la sua postura: “col mento in una mano”, “speculare”,
“ragion composta”.
III macrosequenza
(I nostri
fuggiaschi camminarono … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Renzo,
Lucia e Agnese fuggono dal proprio paese.
Tempo della storia:
si torna a venerdì 10 novembre 1628 – sera
Sequenza A
(I
nostri fuggiaschi camminarono … sulla piazzetta davanti alla chiesa del
convento.)
In fuga verso il convento di Pescarenico
Sequenza narrativa
Il narratore si sofferma a descrivere i
sentimenti dei tre personaggi (annota i suoni che li accompagnano); Menico
racconta ciò che ha visto e riferisce nei dettagli il messaggio di padre
Cristoforo.
Lucia -può forse sembrare eccessivo in
nome della verosimiglianza- è turbata dal pudore: rifletti sull’analisi dei suoi
sentimenti proposta dal narratore.
Sequenza B
(Renzo
s’affacciò alla porta … Appena un poco di quello che è già accaduto.)
Al convento di Pescarenico
Sequenza narrativo-dialogica
Appena entrati in chiesa compare la figura
minore di fra Fazio, frate laico con funzione di sagrestano. Il tema è quello
del rispetto delle leggi (in questo caso della regola dell’ordine dei
cappuccini): quali sono le posizioni di fra Fazio e di padre Cristoforo? Il
secondo come riesce a vincere le obiezioni del primo? Anche se a fin di bene,
di nuovo trovi il latino (padre Cristoforo in quanto sacerdote lo conosceva)
usato per esercitare il proprio potere sugli ignoranti. Di quale frase stiamo
parlando e cosa significa?
Perché padre Cristoforo definisce l’esperienza
di Renzo e Lucia “una prova”? In chi egli incoraggia i suoi protetti ad aver
fiducia? Inoltre li esorta a non provare odio (per comprenderne il motivo
profondo rifletti sulla biografia del frate).
Il cappuccino ha già predisposto un piano
per mettere in salvo i tre dalle mire e dalla vendetta di don Rodrigo. Non solo
egli pratica un’intrepida carità evangelica (come don Abbondio?) verso gli
oppressi e i perseguitati, ma la sua si rivela anche una carità operosa: invita
alla fiducia in Dio, ma non smette di operare attivamente e praticamente il
bene.
Analizza attentamente la preghiera che con
i tre egli pronuncia: da quali sentimenti è animata? Per chi pregano
soprattutto? A quale passo del “Padre nostro” si ispira? Di nuovo rileva come
il linguaggio del frate è fortemente intriso di espressioni e valori
evangelici.
Leggi con attenzione l’ultima frase della
sequenza, frase intrisa di malinconia nel cogliere la complessità del cuore
umano diviso tra speranza e ricordo. La frase, che rimanda alla dimensione
della memoria, restò così impressa in un autore manzoniano per stile, Giorgio
Bassani, che la mise in epigrafe al suo più fortunato romanzo: “Il giardino dei
Finzi-Contini”.
Sequenza C
(Senza
aspettar risposta … e pianse segretamente.)
Scena di notturno al chiaro di luna sul
lago di Como
Sequenza descrittiva
E’ l’introduzione al più famoso passo
lirico del romanzo. E tuttavia anche questa sequenza è intrisa di poesia.
Osserva innanzi tutto il silenzio dei tre
personaggi; anche con il barcaiolo non pronunciano nemmeno una parola più del
necessario. Rileva inoltre la precisione nel descrivere i gesti misurati del
barcaiolo. Se gli uomini stanno in silenzio, parla però la natura: quali sono i
suoni? Quale luce domina? Quante volte in queste pagine è comparsa in varie
forme la luna? Soprattutto evidenzia il valore semantico e fonico di ogni
singolo aggettivo.
Come cambia il punto di vista di questo
passo? Prima viene descritto il lago, quasi a volo d’uccello; poi si passa alla
barca, ma poi i passeggeri verso dove volgono la testa? In seguito di chi il
narratore assume il punto di vista? E lo sguardo corre lungo il pendio del monte
ad oriente: in quale ordine essi vedono i diversi luoghi (nota il paragone che
riguarda il palazzotto di don Rodrigo)? Da cosa viene riconosciuta la casa di
Lucia? Ricordi che abbiamo già avuto modo di rilevare questo elemento? Anche nell’osservare
la casa, come per l’intero paesaggio, è come se lo zoom progressivamente
focalizzasse un particolare. Qual è il particolare emotivamente più forte verso
cui tende tutta la descrizione?
Osserva l’analogia con il cambiamento del
punto di vista anche nell’incipit del I capitolo.
Sequenza D
(Addio,
monti sorgenti dall’acque … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Addio al paese
Sequenza riflessiva
E’ forse il più famoso passo di prosa
lirica del romanzo. Osserva i versi incastonati qua e là nelle frasi. Che versi
sono: “Addio, monti sorgenti dall’acque”, “come branchi di pecore pascenti”, “torrenti,
de’ quali”, “distingue lo scroscio”, “Quanto è tristo il passo”, “Ma chi non
aveva mai spinto”, “Addio, casa natia”, “il rumore di un passo aspettato”, “con
un misterioso timore”, “dove il sospiro segreto del cuore”, “alla riva destra
dell’Adda”…? Riconosci anche le figure di suono e le rime.
Il narratore è molto abile nel confondere
il lettore che attribuisce immediatamente queste parole direttamente a Lucia. Eppure?
Rifletti su cosa scrive il narratore alla fine della sequenza.
Sottosequenza
D.1
(Addio,
monti sorgenti dall’acque … tornando ricco a’ suoi monti.)
Nelle prime righe su quale dimensione si
concentra l’isotopia lessicale preponderante? Osserva le parole: “cresciuto tra
voi”, “familiari”, “voci domestiche”, …
All’inizio si parla dell’addio di chi se
ne va per quale scopo? Rifletti sul contrasto doloroso fra montagna e pianura;
che sensazioni ispira nel montanaro la città? Quale sentimento prova nei
confronti del paese che ha lasciato (osserva l’uso dei vezzeggiativi!)?
Sottosequenza
D.2
(Ma
chi non aveva mai spinto … se non per prepararne loro una più certa e più
grande.)
Ora si passa all’addio di chi fugge
vittima della violenza.
Osserva l’ordine degli addii: casa natia,
casa ancora straniera, chiesa. C’è un significato in questa successione? Analizza
i sentimenti che si accompagnano ad ognuno dei luoghi ricordati.
Questo è l’unico passo in tutto il romanzo
in cui la parola “amore” viene collegata espressamente al personaggio di Lucia
(in altri casi è riferita a Renzo, a Gertrude, ma soprattutto a Dio): che tipo
di amore viene presentato? Da quali aggettivi è accompagnato? In che modo si
rivela coerente con il personaggio di Lucia? Perché si parla di “sospiro
segreto del cuore”? E’ ovvio che tutti questi elementi connotano in modo molto
preciso la visione ideologica (utilizzo il termine nel senso neutro di Weltanschauung!) che l’autore intende proporre
ai suoi lettori: in che cosa essa consiste?
Nell’ultima frase di chi si parla? Quale sentimento
si deve provare nei suoi confronti? Osserva che, con altre parole, qui si
ripetono i concetti già espressi da padre Cristoforo nel salutare i tre
fuggiaschi.
Sottosequenza
D.3
(Di
tal genere, se non tali appunto … gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.)
Intervento
del narratore.
Qui il narratore si svela e depone la maschera: perché inserisce la precisazione
“se non tali appunto”? Con quali parole egli si preoccupa di garantire la
verosimiglianza di questo brano lirico? Si tratta di un’osservazione che
riguarda, oltre ai pensieri, soprattutto il registro linguistico?
L’Adda rappresenta uno spartiacque (e lo
sarà anche in futuro): qui tra il mondo del borgo di Renzo e Lucia e il gran
mondo infido e sconosciuto in cui dovranno avventurarsi i nostri protagonisti. In
qualche modo possiamo riconoscere quasi una struttura circolare di questa prima
sezione del romanzo che si era aperta sul lago e sull’Adda.
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